L’ora della speranza cristiana. In una Europa che cambia, la Croce diventa la strada per purificare la speranza e vivere un autentico ottimismo cristiano, che apre al dialogo e al rinnovamento.
Questo l’invito che il professor Jürgen Moltmann propone meditando, in questo tempo di pandemia, sulla speranza che viene dalla fede.
Moltmann è uno dei più grandi teologi viventi: la sua opera, a partire dagli anni ’50 del Novecento, ha dato un grande contributo al rinnovamento del pensiero teologico. In questi giorni si trova a Venezia ed è stato accolto dal Patriarca Francesco sia per la celebrazione dei 1600 anni di Venezia, sia in una udienza privata lo scorso 26 marzo.
Professore, nel contesto che stiamo vivendo l’uomo pensa e guarda ad una speranza fondata solo sulla tecnica e sulla medicina. In tutto il mondo l’attesa dei vaccini è stata attraversata da tensioni e polemiche. In questo contesto di fragilità dell’uomo quale ruolo possono giocare i cristiani?
Nei primi tempi della pandemia di Coronavirus è stata innescata una ondata di aiuti, solidarietà e carità fraterna. La speranza era fondata sulle previsioni scientifiche. Nel secondo tempo della pandemia queste previsioni sono diventate più incerte, dato che i risultati scientifici cambiavano. Era arrivata l’ora della speranza cristiana: “Se dovessi camminare in una valle oscura (in tedesco: “Valle dei morti”), non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”.
Forse le comunità cristiane d’Europa dovrebbero tornare a far “immaginare” la speranza?
Nel XIX secolo le potenze europee sono state aggressive e hanno cercato di dominare il mondo. Questo è cambiato totalmente. In seguito c’è stato un cambio, dall’“aggressione” alla “attrazione”. I paesi europei sono diventati infatti attrattivi per milioni di migranti. Questa è la nuova Europa. La cristianità può sopravvivere solo grazie all’ecumenismo, per cui anche la Chiesa Cattolica deve diventare più ecumenica: le Chiese dell’Ovest devono intensificare il dialogo con le Chiese dell’Est.
In una sua Lectio magistralis a Bergamo nel 2015 ha detto: “I cristiani sono capaci di futuro”. Queste sue parole sono oggi ancor più attuali: nelle sfide attuali i cristiani come possono nuovamente essere capaci di futuro?
I cristiani sono pronti per il futuro quando sperano nel Regno di Dio per questi tempi e nella Risurrezione per l’eternità. Per molto tempo la speranza nel tempo presente è stata la fede nel progresso e si è contratta e ridotta la fede nell’eternità. Questo è falso. Gesù ha annunciato il Regno di Dio e così facciamo anche noi Cristiani.
Ci avviciniamo alla Settimana Santa e alla Santa Pasqua. Contempleremo per alcuni giorni il mistero della Croce gloriosa del Signore e il mistero della Risurrezione. La croce non è forse il modo per non vivere la speranza cristiana come un falso ottimismo?
“Ave Crux, Unica Spes”. Salve Croce, unica speranza in questi tempi difficili. La speranza cristiana viene “purificata” dalla Croce di Cristo e attraverso essa, come ha detto il Patriarca Francesco Moraglia. Non c’è fondamento per un falso ottimismo. Per il pessimismo è troppo tardi. In questa Settimana Santa noi cristiani troviamo la speranza nella Pasqua del Signore Risorto che ci dà la forza per affrontare le difficoltà future.
Marco Zane