Cinque minuti davanti al Signore per rendere più buono il nostro cuore e più gioiosa la nostra vita e quella degli altri. È l’invito del Patriarca Francesco per questo tempo di Quaresima che ormai volge verso la Settimana Santa.
Il Patriarca ha offerto questo suggerimento all’assemblea parrocchiale riunita nella chiesa del Sacro Cuore di Jesolo Lido, dove stamattina, domenica 21 marzo, ha celebrato la Messa.
Il Sacro Cuore di Jesolo Lido è la quinta tappa nell’itinerario che, da alcune domeniche, mons. Moraglia fa nelle parrocchie della Diocesi, in questo tempo reso così complicato dalla pandemia, anche dal punto di vista delle pratiche di fede.
Il Patriarca usa un’immagine per spiegare l’importanza del cuore in un uomo e in un cristiano. Questa: una nave enorme, da migliaia di tonnellate, è governata da un oggetto piccolo, il timore.
«Se noi riuscissimo a rendere più buono il nostro cuore, cioè il nostro timone, gran parte dei problemi della nostra vita si risolverebbero. Infatti, quando vogliamo rendere migliore un ambiente, spesso pensiamo che bisogna cambiarlo. No, affatto: bisogna cominciare da noi stessi».
L’esempio viene dalla vita di tutti i giorni, ci è familiare: «Quando si è nervosi o impazienti e si dice una cosa sotto l’impeto della rabbia, è facile che l’altro ci risponda nello stesso modo. Non è che non bisogna parlare, perché nelle relazioni umane bisogna dirsi le cose, ma quel che è importante è il modo con cui ci diciamo le cose. E molte volte diciamo delle cose buone in malo modo, cose vere in modo sbagliato. E allora l’altro, che magari è un po’ disturbato dalla cosa vera che gli diciamo, reagisce male per il modo che abbiamo usato».
Questo per dire che il modo con cui ci si rapporta agli altri ha molto a che fare con il nostro cuore, con la sua bontà. E cosa si può fare per renderlo più buono? «Bisogna avere un po’ di tempo per noi – sottolinea il Patriarca Francesco – ogni giorno. La persona che non prega, che non ha mai tempo per niente, difficilmente riuscirà a migliorarsi. Allora, cominciamo dal fermarci alla sera, prima di dormire, per porci una domanda: quanti minuti ho dedicato al Signore oggi? Quante ore allo studio, allo sport, al lavoro, agli amici…? E certe volte dobbiamo un po’ arrossire, perché al Signore non abbiamo detto neanche buongiorno».
Da ciò il proposito che può arricchire questo scorcio finale di Quaresima: «Cerchiamo di stare un po’ di tempo con il Signore, cominciando dalle cose semplici: cinque minuti al giorno da dedicare a Lui, in camera, in chiesa, di fronte al tabernacolo, leggendo una pagina di Vangelo, facendo l’esame di coscienza…, in modo da arrivare alla Settimana Santa con il cuore un po’ più buono. Perché curare la bontà del nostro cuore vuol dire rendere più gioiosa la nostra vita e quella degli altri». (G.M.)