Bella senz’anima: questa è Venezia secondo Alberto Angela. Almeno a giudicare da “Stanotte a Venezia”, trasmesso martedì da Rai Uno.
Ne è uscita, ancora una volta, una città da cartolina. La solita città da favola. Aldilà del fascino di una Piazza San Marco finalmente sgombra e notturna, non c’è stato lo sforzo di raccontare alcunché più del consueto. Si è data ancora una volta una lustrata agli splendori, ma senza andare oltre la patina lucente. Nessuna resistenza alla tentazione dei cliché: le maschere, il Casanova amoroso, i fasti dogali e gli orrori dei Piombi…
Lo stesso Angela è parso artificioso e poco convinto nel ruolo di narratore di una stanca lezione di storia. Tanto da essere molto più a suo agio e curioso nel colloquiare con l’astronauta, che nulla c’entrava con la storia di Venezia. Che dietro ci siano logiche di audience e di politiche industriali?
Droni, tecnologia 4k, luccichii…: tutto artificioso, patinato e ovvio. Tanto che gli interventi più convincenti sono stati quelli spontanei di mons. Meneguolo e dello squerariol Della Toffola.
Cosa produrrà “Stanotte a Venezia”? Solo un altro aumento di turisti mordi e fuggi, che vorranno mettere il naso in San Marco, comprarsi un cavallino di vetro e mangiarsi una pizza.
È questo che vogliamo? Venezia non ha il diritto di offrire un’immagine più vera di sé? Secondo noi sì; anzi, ha il dovere di pretenderla.