Sarà stata magari la Dad, con il suo stimolo incessante verso nuove frontiere e nuove modalità tecnologiche di relazione. O la passione per l’informatica che tanto coinvolge i ragazzi di oggi, oppure chissà. Sta di fatto che a pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni e in piena crisi dell’istruzione tecnica e professionale, l’Istituto tecnico Zuccante di Mestre si è risvegliato con il 30 per cento di iscrizioni in più.
A settembre saranno 215 i ragazzi in prima nello storico istituto mestrino, 53 in più rispetto ai 162 iscrittisi un anno fa.
Un balzo che rappresenta un bel segnale per l’istruzione tecnica, a cui studenti e famiglie sembrano reagire in modo sempre più recalcitrante. «Io vengo da una formazione umanistica, ma ritengo che il nostro Paese abbiamo bisogno di credere di più nell’istruzione tecnica. La crisi in cui siamo tenderà ad accentuare l’esigenza di dotare i nostri ragazzi di un titolo di studio spendibile nel mercato del lavoro anche in termini di qualità e l’istruzione tecnica lo può fornire senza escludere la prosecuzione degli studi universitari», afferma il Dirigente scolastico dello Zuccante Marco Macciantelli.
La necessità di diplomati nel settore tecnico sta diventando però un’esigenza profonda, ben oltre la semplice ricerca del “posto sicuro” e protagonista addirittura nei recentissimi piani di sviluppo governativi ed europei. «Noi abbiamo bisogno di tecnici, ne ha bisogno il Paese», continua il preside. «Anche il Recovery Plan, come si dice nella visione promossa dal Governo, dedica parti al canale che va dall’istruzione tecnica al mondo del lavoro. Inoltre la quarta rivoluzione industriale in cui siamo attualmente immersi ci porta verso la robotica e l’automazione».
Entrano poi le specificità di una scuola che nel Veneziano attira studenti dall’intera provincia, che ha una lunga storia alle spalle e che non ha mai optato per l’esclusione del sapere e della cultura più ampiamente detta.
«Noi ci chiamiamo Itis ma non siamo un istituto industriale, siamo un Istituto tecnico tecnologico che nell’area veneziana metropolitana risulta ben posizionato. Ora, penso ci sia un’attenzione che va accentuandosi verso l’istruzione tecnica da parte dei ragazzi, incuriositi dalle nuove tecnologie. C’è un’attesa verso questo nuovo fronte. Noi abbiamo scommesso sulla competenza digitale anche nel fare orientamento, con materiali visitabili da remoto e la possibilità di soddisfare piccole curiosità, un ambiente innovativo, una classe rovesciata che non mette più al centro chi insegna, ma rende protagonisti i ragazzi».
Anche la formazione umanistica, conferma Macciantelli, non è tralasciata. E poi c’è il fattore di genere: «Grazie alla collaborazione con alcune grandi aziende di rilievo nazionale, un’attenzione è stata dedicata al fatto che l’istruzione tecnica può essere una prospettiva interessante anche per le studentesse oltre che per gli studenti», continua il dirigente scolastico.
Una proposta che ha convinto studenti e famiglie, una porta aperta non solo verso le macchine ma anche verso le menti: «In fondo – conclude Macciantelli – la tecnica dipende dall’uso che ne fa l’uomo».
Maria Paola Scaramuzza