Un dritto e un rovescio… in un ticchettio veloce di ferri da calza Katarzyna “sforna” un maglione in stile islandese fatto a mano ogni tre giorni.
Dalla Polonia all’Islanda e infine a Venezia: il filo che ha condotto Katarzyna Plachta, polacca di 27 anni, fin qui forma un intreccio dai colori inaspettati.
Dall’esperienza di servizio civile europeo di 6 mesi in Islanda, ha portato a casa un vero e proprio “tesoro”: ha imparato a fare i maglioni islandesi a ferri. Un investimento che le è tornato utile proprio quando, con l’arrivo del covid e la chiusura dell’ostello in cui lavorava a Mestre, ha dovuto inventarsi qualcosa.
«La situazione per me era drammatica – racconta – non avevo nemmeno diritto all’indennità di disoccupazione e così mi sono rifugiata nella passione che, dopo quell’esperienza in Islanda, avevo sempre mantenuto come hobby».
Dopo la laurea in Polonia in editoria, Katarzyna ha fatto un Erasmus a Roma prima di arrivare a Venezia e trovare lavoro nel turismo. «Avevo già una piccola base di clienti polacchi per i quali nel tempo libero realizzavo i miei maglioni. Ma è proprio durante il lockdown che ho deciso di usare i pochi soldi che avevo da parte per realizzare un sito con e-commerce in tre lingue, polacco, inglese e italiano (https://it.jigsknits. com/), e avviare così una vera e propria attività artigianale».
I maglioni islandesi sono un prodotto molto ricercato dagli appassionati di tutto il mondo, ma sono molto costosi per via della loro realizzazione manuale, per il prezzo della lana e quello del trasporto. È un capo di abbigliamento che in media non costa meno di 200 euro.
Ma Katarzyna riesce a rimanere al di sotto di questo prezzo: ha trovato un buon fornitore europeo di lana di qualità, dato che, grazie all’e-commerce, non ha alcun intermediario e poi lei è veloce: per un maglione in media impiega due-tre giorni di tempo, tra le 20 e le 25 ore.
E la formula funziona. Anche troppo. «Ho dovuto chiudere il sito per un po’, perché sono stata sommersa dagli ordini. Una rivista internazionale mi aveva addirittura dedicato un articolo senza che io lo sapessi. Solitamente è nel periodo prima di Natale che si concentra la maggior parte della richiesta per un prodotto come questo, ma visto che al momento non so quando e se ritornerò a lavorare nel turismo, credo che nel frattempo mi porterò avanti con la produzione dei maglioni. In fondo non è per niente male come lavoro: non ho orari, posso gestirmi il tempo, uscire quando voglio, e poi posso continuare a fare anche la correttrice di bozze per la Polonia. Insomma sto esplorando diverse direzioni, sto cominciando a fare dei maglioni disegnati da me, ho anche altri progetti in mente come ad esempio l’ipotesi di trovare un piccolo negozio dove fare anche rivendita di lana. Ma sono sempre divisa tra turismo, editoria e maglioni. E, visto come sta andando finora, lascio aperte tutte le possibilità, perché il covid ci ha dimostrato che si salva chi tiene aperte più porte. Inizialmente la mia era una scelta di sopravvivenza, ma ora mi rendo conto che potrebbe anche andare bene come scelta di vita».
Nonostante…
Francesca Bellemo