Sarà questo di Draghi il governo dei migliori? Probabilmente gli alti profili chiamati a gestire i 210 miliardi del Recovery Fund rappresentano una garanzia: sono i più titolati, per curriculum, per esperienza, persino per trasparenza. Anche perché, su quest’ultimo punto, ci saranno praticamente tutti i partiti dell’arco parlamentare a vigilare. Speriamo senza litigare…
Ma i migliori nel loro campo sapranno chinare la testa per guardare verso il basso, dove annaspano i più poveri? Il timore è che il governo in via di formazione saprà viaggiare a vele spiegate ai piani alti: Europa, banche, imprese… E sicuramente i ministri incaricati sapranno muoversi con agilità e savoir faire nei super attici del potere. Ma a chi vive nei seminterrati ci penseranno? Parliamo delle famiglie povere o impoverite dalla crisi, che arrancano con sussidi, reddito di cittadinanza, cassa integrazione quando va bene. O con aiuti dagli enti locali e dalle istituzioni benefiche. Ai nuovi ministri e al nuovo presidente del Consiglio indirizziamo l’auspicio espresso nei giorni scorsi dal teologo Pino Lorizio, perché sappiano porre la giusta attenzione alla “giustizia sociale, alla vita, soprattutto nella sua fragilità, alla famiglia, all’accoglienza ospitale”.
Tradotto, significa riuscire a spendere bene i miliardi che l’Europa destina al nostro Paese: servono aiuti concreti, immediati, a chi è rimasto senza occupazione e non riesce a reinserirsi nel mercato lavorativo. Da questo punto di vista va implementato il meccanismo che lega il reddito di cittadinanza alla ricerca attiva del lavoro. E poi vanno trasferiti fondi agli enti locali, ai Comuni in primis, perché possano efficientare le proprie politiche sociali. Va garantita un’istruzione di qualità, che sia gratuita per tutti e a tutti i livelli, compresa la mensa e i trasporti per chi non se lo può permettere (esistono le esenzioni, ma vanno rese più flessibili di fronte alle nuove necessità). Per non parlare della sanità pubblica (uno dei capitoli del Recovery Fund) che ha mostrato non poche falle quando il Covid l’ha messa alla prova: se è vero che gli sprechi vanno aboliti, non si può mai più pensare di abdicare in favore della sanità privata. A meno che non si riesca a garantire un accesso equo – e in molti casi gratuito – a chi non potrebbe permettersi un super specialista privato o una visita in tempi rapidi…
Serve uno sguardo coraggioso per traghettare l’Italia nel futuro, ma – come direbbe Papa Francesco – senza che nessuno rimanga indietro.
Serena Spinazzi Lucchesi