Èuna importante opportunità per il miglioramento del patrimonio edilizio in Veneto. Parliamo della riclassificazione del rischio simico, che la Regione Veneto sta conducendo in questi giorni e che è molto probabile diventerà operativa entro fine marzo.
Dopo il terremoto del 2012 era necessario riclassificare. «Era un obbligo di legge», spiega la vicepresidente della Regione, Elisa De Berti, che ha seguito fin dall’inizio il nuovo provvedimento. «A seguito del terremoto del 2012, quello che ha colpito soprattutto l’Emilia-Romagna ma ha causato danni anche in Veneto, a livello di legislazione nazionale si è rilevata la necessità di riclassificare le zone sismiche in tutto il Paese. In Veneto eravamo fermi alla classificazione che prevedeva quattro zone sismiche. Ora, anche in forza dei provvedimenti presi dal Governo con il decreto Rilancio, poi trasformato in legge, abbiamo rivisto il tutto».
Il Veneto, quindi, azzera la zona 4, quella a più basso rischio sismico. Vi rientravano 165 Comuni, che la nuova classificazione fa migrare in zona 3.
Nel territorio della diocesi di Venezia stanno per abbandonare la zona 4 sei dei sette Comuni presenti: quelli di Venezia, Mira, Jesolo, Cavallino-Treporti, Eraclea e Caorle. Già in zona 3 era solo Quarto d’Altino.
La fascia 3, comunque, si assottiglia e passa da 327 a 305 Comuni, perché numerosi enti passano alla zona di rischio sismico più alta, la 2, che ora ne annovererà 247.
La zona 1, quella a più alto rischio di evento sismico, era prima deserta e adesso entreranno a farne parte 11 Comuni.
Che cosa prevede il Sismabonus. Gli undici Comuni classificati a maggior rischio sismico sono quattro in provincia di Treviso (Vittorio Veneto, Tarzo, Revine Lago e Fregona) e sette in provincia di Belluno (Belluno, Alpago, Chies d’Alpago, Valbelluna, Tambre, Ponte nelle Alpi, Limana).
Una delle conseguenze più rilevanti sarà a beneficio dei Comuni che erano in zona 4 e che, proprio perciò, non potevano godere del Sismabonus, il provvedimento che prevede una detrazione fiscale accresciuta proprio l’anno scorso al 110%, su una spesa massima di 96mila euro, per chi fa interventi di irrobustimento antisismico della propria abitazione.
Più precisamente, il beneficio fiscale sarà applicato a chi farà lavori per alzare la resistenza ai sismi o ridurre le sollecitazioni. Si va dall’isolamento delle strutture, per ridurre l’impatto dell’eventuale terremoto, al rafforzamento degli elementi portanti, come travi e pilastri, per rendere più resistenti gli edifici.
«La riclassificazione – afferma Elisa De Berti – è un’ottima occasione per valorizzare gli edifici, rendendoli più sicuri. E di grande importanza è la ricaduta sul lavoro: in questa fase di emergenza il poter aprire nuovi cantieri darà respiro a tutto il settore. Inoltre, visto che i benefici sono per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione, si interverrà sul patrimonio esistente, riqualificandolo, senza consumo di altro suolo vergine».
Iter e date fino all’operatività. Una misura anche green, quindi, che ha davanti un iter preciso prima di divenire operativa: giovedì 4 febbraio discussione in seconda Commissione conciliare; poi il provvedimento tornerà in Giunta regionale per l’approvazione definitiva. Di seguito avverrà la pubblicazione sul Bur, il Bollettino ufficiale della Regione. Decorsi trenta giorni dalla pubblicazione, la nuova classificazione di rischio sismico diventerà operativa. Si stima che ciò accadrà entro la fine di marzo.
Giorgio Malavasi