L’acqua alta sempre più invadente ha fatto un’altra vittima: l’ambone di destra – guardando l’altare maggiore – della basilica di San Marco. Da alcuni giorni è puntellato. In Procuratoria di San Marco ci si è accorti di segnali preoccupanti di dissesto: probabilmente le sempre più frequenti maree che hanno invaso anche la Basilica hanno prodotto un dilavamento del sottosuolo e, in alcuni punti, come presso l’ambone, si sono fatti notare di più. «È un segnale che ci dà grande preoccupazione», sottolinea il Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin.
Un segnale che si somma ai numerosi altri, per cui San Marco, a causa dell’acqua, diventa un “malato” da considerare con grande attenzione e premura. «È perciò ancora più urgente – riprende Tesserin – realizzare l’intervento di difesa della Cattedrale, con le barriere di cristallo che hanno già ottenuto tutti i benestare: ultimo quello del ministero dei Beni culturali, arrivato la settimana scorsa». Con tutti gli ok pervenuti, però, resta la questione delle risorse: qualche settimana fa la Corte dei Conti ha stoppato l’erogazione dei fondi e ora, con il cantiere ad un passo, bisogna trovare la strada giusta per fare arrivare il finanziamento. Le protezioni in cristallo tutt’attorno alla Basilica, oltretutto, sono necessarie e urgenti fintantoché non si troverà una soluzione “definitiva” all’invasione dell’acqua alta nell’area marciana. Perché è vero che il Mose ha dimostrato di funzionare, ma è anche vero che fino ad ora si sono fatte salire le paratoie a fronte di previsioni di marea di 130 centimetri e solo occasionalmente, per testare, a quote inferiori. Troppi centimetri, comunque, per tenere all’asciutto piazza San Marco e la sua preziosa chiesa. Ed è anche vero che si sono sperimentate chiusure flessibili – con due sole bocche di porto aperte, o con la chiusura parziale di una di esse… – ma siamo ancora al livello delle sperimentazioni. Bisogna capirne l’efficacia e verificare, per esempio, quanto le chiusure incidano sul traffico portuale. Non c’è ancora una decisione definitiva, così, su quale sarà la quota di marea a partire dalla quale le paratoie andranno alzate.
Poi c’è la questione dell’innalzamento dell’insula di San Marco. Un progetto, questo, che dovrebbe portare all’isolamento dall’acqua fino ai 110 centimetri circa. Ma è prevedibile che, prima di vedere il risultato raggiunto, passeranno dai tre ai cinque anni. Così l’intervento, pur molto importante, realizzato dalla Procuratoria più di un anno fa, per cui il nartece, cioè il portico di San Marco, non si allaga più a 65 centimetri ma, grazie ai “mini-Mose”, resta all’asciutto fino a 88 centimetri, non è sufficiente. «È auspicabile – continua il Primo Procuratore – che si arrivi ad un equilibrio, per cui l’insula marciana venga protetta fino a 110 centimetri, mentre le dighe mobili si alzano dai 110 centimetri. Ma fino a quando questo non avverrà, bisogna che ci proteggiamo. Le pareti di cristallo hanno questa funzione e, proprio perché ci aspettiamo comunque una soluzione definitiva, le barriere trasparenti saranno provvisorie e amovibili».
Giorgio Malavasi