“I care” deriva dal motto di don Milani “mi prendo cura di te”, della tua storia, della tua identità’: «È con questa filosofia che dal 2007 abbiamo accolto e aiutato circa 1000 minori stranieri non accompagnati a diventare il più possibile autonomi per gestire al meglio il loro futuro. E continueremo a farlo».
A parlare è Renato Mingardi, responsabile della Comunità minori al Forte Rossarol di Tessera, “la cittadella delle rinascite” creata da don Franco De Pieri nel 1985 per dare aiuto agli ultimi, prima come comunità terapeutica e di reinserimento socio-lavorativo per tossicodipendenti, col tempo anche con altre vocazioni. Tra queste l’accoglienza dei minori stranieri giunti in Italia senza genitori o familiari.
«Durante i primi anni del progetto erano soprattutto afgani e curdi iracheni ad arrivare da noi. Oggi sono in prevalenza kosovari, bengalesi, albanesi, con età media dai 16 ai 18 anni. Alcuni giungono qui per motivazioni prettamente economiche, altri invece, come i minori afgani e da alcuni paesi dell’Africa, per ragioni politiche, come richiedenti asilo», rileva Mingardi.
«Il nostro obiettivo è aiutare chi si ferma anche per un breve periodo a mettere in valigia strumenti che potranno essere utili per il viaggio: un momento per raccogliere le idee e capire che fare e dove andare, in un ambiente accogliente e protetto. I primi passi fondamentali sono da subito l’alfabetizzazione, lo screening medico-sanitario, la rielaborazione del loro progetto migratorio, l’avvio dell’iter per la richiesta dei documenti. Perché i ragazzi hanno idealità e sogni che spesso non sono così facili a realizzarsi, e in Italia devono assolvere prima alle scuole dell’obbligo; solo dopo possiamo iniziare con il percorso propedeutico all’inserimento sociale e lavorativo».
E continua: «L’esperienza di questi anni ci ha fatto capire che la comunità deve essere un ponte verso l’esterno, non un luogo chiuso pensato solo per la tutela, bensì anche un luogo di apertura, di crescita e di confronto con educatori e volontari adulti di riferimento, e con persone che incontrano al di fuori della Comunità».
Per questo ai percorsi propedeutici all’inserimento lavorativo che si tengono internamente alle strutture di Forte Rossarol – come quelli per la manutenzione del verde, il lavoro nella cucina centrale e nelle serre biologiche di Bio Rossarol (nella foto d’apertura), i corsi professionalizzanti all’arte della pizza – si affiancano in un secondo momento tirocini in aziende del territorio nel settore della ristorazione, in alberghi, officine meccaniche, aziende agricole: «Per loro si tratta di opportunità di crescita e di inserimento sociale, oltre che di sensibilizzazione culturale per capire cosa significa muoversi in un ambiente di lavoro. Non dimentichiamo che i ragazzi possono essere ospitati a Forte Rossarol solo fino al compimento della maggiore età. Per questo, sin dal momento del loro arrivo, pensiamo al giorno in cui se ne andranno. Grazie a questi tirocini, iniziano a risparmiare i soldi per potersi poi pagare l’affitto di una stanza ed essere così da subito indipendenti».
E conclude: «È nostra responsabilità prenderci cura dei giovani senza riferimenti. Quella che offriamo è una sorta di palestra, in cui confrontarsi con gli adulti e uscirne rafforzati».
Valentina Pinton