«Non andate in montagna. Abbiamo frane ciclopiche, non serve andare a fare la storia su Instagram. Il turismo del disastro non ci serve. Abbiamo bisogno che i nostri operatori lavorino in sicurezza. Servirà dinamite per spostare macigni grandi come una casa, non gente che viene a vedere quanto grande è un buco sull’asfalto».
Sono le parole usate dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, per invitare tutti a non intralciare i lavori d’emergenza che fanno seguito all’alluvione in Veneto, che fra sabato 5 e domenica 6 ha colpito la provincia di Belluno e, più marginalmente, quelle di Vicenza e di Treviso.
Piogge da record in quarantott’ore: sul Cansiglio sono caduti 640 millimetri di pioggia, cioè una quantità inferiore solo a quella caduta nei giorni della tempesta Vaia, a fine ottobre 2018 (stiamo parlando di eventi circoscritti).
«Nel 2010 – ricorda Zaia – quando ci fu il Veneto alluvionato e l’altro evento estremo di precipitazioni, ci furono, sempre in Cansiglio, 615 millimetri». Un raffronto che serve a Zaia per dire che, rispetto ad allora, i danni sono inferiori – si parla di mezzo miliardo di euro in tutto il Veneto – pur a parità di evento meteo.
«E questo dipende – rivendica il Governatore – dalle opere realizzate in questi dieci anni dalla Regione, sulla base del progetto di difesa dal rischio geologico e idraulico che abbiamo redatto allora».
Un piano da 2,7 miliardi, del quale si sono completati lavori per più di un miliardo.
Intanto, l’assessore alla protezione civile, Giampaolo Bottacin, fa il punto della situazione emergenziale presente: «Fino a mercoledì sera sono previste ancora piogge, su tutto il Veneto, ma di intensità minore. Dal punto di vista idraulico, le piene dei fiumi stanno transitando, le aree golenali sono invase ma non dovrebbero esserci problemi. Resta molto alto il rischio di valanghe in montagna».
I danni maggiori vengono da frane e smottamenti: «Il problema maggiore riguarda la strada provinciale 251, che dà accesso alla Val di Zoldo, ostruita. La frana di Perarolo, poi, si è messa in movimento con una velocità tale che stiamo pensando di evacuare alcune famiglie».
Quanto agli allagamenti, la situazione più pesante è a Torri di Quartesolo, nel Vicentino. «Ma i lavori fatti in questi anni – rimarca anche Bottacin – hanno evitato a Vicenza di finire sott’acqua. Noi facciamo opere che non si vedono, perché sistemare un argine non è come fare una piazza nuova. Poi, però, si vedono gli effetti quando… non si vedono: se non si allagano le città come accadeva in passato è merito del lavoro fatto».