Emergenza freddo e Covid: per chi vive in strada le difficoltà si moltiplicano. E di conseguenza aumentano le precauzioni e gli accorgimenti degli operatori e delle strutture che si occupano di persone senza dimora. Il 1° dicembre scatta, come di consueto, il dispositivo di accoglienza notturna invernale del Comune di Venezia, denominato “Emergenza Freddo” e conterrà alcune novità, proprio per garantire la sicurezza sanitaria di chi vive in strada. A farsene carico, secondo il progetto Pon Metro Città metropolitana, è l’Ati (Associazione temporanea di impresa) costituita da Fondazione Casa dell’Ospitalità e Cooperativa Co.Ge.S Don Lorenzo Milani: sono previsti 35 posti letto in più e un incremento del lavoro di strada da dicembre a marzo, ovvero nei cento giorni più freddi del periodo. «Il servizio è confermato in tutte le sue caratteristiche, ma vi sono alcune novità dovute all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che riguarda anche le persone che vivono in strada», spiega l’assessore alla Coesione Sociale Simone Venturini.
Casa dell’Ospitalità, stop alle camerate. In particolare sono stati adeguati gli spazi all’interno della Casa dell’Ospitalità, per garantire un maggiore distanziamento tra i letti. «Fortunatamente – ricorda Venturini – il restauro completato lo scorso anno, per il quale abbiamo stanziato 800mila euro, aveva già modificato la distribuzione interna. Non ci sono più le grandi camerate, ma molte camere singole o doppie. E questo diventa particolarmente importante proprio per le necessità di distanziamento richieste dalla situazione attuale». Il restauro alla struttura di Via Spalti, a Mestre, sta per completarsi anche per la parte esterna. Finora non si è verificata pressione sulle strutture che aderiscono al Tavolo cittadino Senza Dimora, tanto che non si registrano liste d’attesa per entrare nei dormitori. Anzi in qualche caso ci sono posti liberi. Nelle scorse settimane non era ancora arrivato il freddo pungente e ancora oggi molti senza dimora preferiscono continuare a dormire per strada, anche per il timore che nei dormitori vi siano più occasioni di contagio. Ma adesso, con l’arrivo del freddo, la situazione probabilmente è destinata a cambiare. «Le misure di sicurezza sono più che garantite, la sanificazione è costante – sottolinea l’assessore – e, appunto, il distanziamento tra i letti e la distribuzione delle camere consente di alloggiare in sicurezza. Anche perché – aggiunge – è stata disposta una netta separazione tra gli ospiti consueti e quelli dell’emergenza freddo. Inoltre il sistema di prenotazione consente un maggiore controllo e, già a partire dallo scorso anno, si è verificata una scrematura degli utenti».
Ora gli utenti sono “nostrani”. Con la prenotazione, infatti, gli ospiti devono registrarsi presso lo sportello al mattino e “prenotare” il letto per la sera e, eventualmente, anche per la notte successiva. «In precedenza invece – ricorda Venturini – si formava di sera una sorta di punto di raccolta in Stazione, da dove poi le persone venivano indirizzate alla Casa dell’Ospitalità per la notte. Molte però arrivavano da fuori città, anche da fuori regione. Questo fenomeno ora non c’è più e stiamo assistendo solo i senza dimora “nostrani”. Per quest’anno, poi, vista appunto l’emergenza sanitaria stiamo pensando di prolungare il periodo di pernottamento, dando la possibilità di prenotare per un paio di notti in più. In questo modo vi sarà meno rotazione degli ospiti e anche questo rappresenta un elemento di sicurezza in ottica anti Covid». Sempre per garantire più sicurezza, è stato previsto che nell’équipe di lavoro di strada – che sarà presente tutte le sere tra le 19 e le 22 fornendo coperte, generi di conforto ecc. – sia presente anche un medico. E se si verificassero casi di positività tra i senza dimora? «Sono già previsti tutti i protocolli. Qualche caso si è già verificato, così come la necessità di mettere delle persone in quarantena. Possiamo in questo caso – conclude l’assessore – fare riferimento ad alcune strutture residenziali. Una è nell’ambito della Città metropolitana, altre sono presenti nel territorio regionale».
Serena Spinazzi Lucchesi