Il futuro di Venezia oltre il turismo? La risposta, persino troppo ovvia, è che in futuro le prospettive di lavoro si troveranno nel campo del digitale. Nel caso di SerenDPT il futuro è già una realtà del presente, che ha tutte le carte in regola per espandersi. «E per portare, insieme alle opportunità lavorative, nuovi residenti a Venezia», afferma Andrea Marcon, uno dei promotori di SerenDPT. Non una start up, ma un incubatore di start up che da due anni ha la sua sede fisica nell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca, grazie al bando di assegnazione per 9 anni promosso nel 2018 dal Comune.
Venezia-Usa e ritorno. Ma l’origine di tutto questo è trentennale e ha il suo deus ex machina in Fabio Carrera, veneziano trapiantato negli Usa – dove è docente al Worcester Polytechnic Institute – ma che non ha mai abbandonato totalmente la città. Non solo perché vi torna e vi risiede per qualche mese ogni anno, ma soprattutto perché ha fondato il Venice and Santa Fe Project Centers, avviando una serie di proficue collaborazioni con le università americane, a partire dal prestigiosissimo Mit (Massachusetts Institute of Technology), promuovendo la realizzazione di tesi di laurea su e per Venezia da parte di studenti statunitensi che qui in laguna vengono a trascorrere qualche mese per le loro ricerche. Il Venice and Santa Fe Project Center ha elaborato negli anni una serie di progetti digitali che hanno già trovato applicazione concreta: sono gli “open data”, oppure le “app”, o ancora i siti web dedicati alla conoscenza della città, ma anche all’individuazione e classificazione di dati utili per risolvere problemi. Per dire, i dati sulla presenza di locazioni turistiche in città sono frutto di un progetto realizzato in questo ambito. Ma anche la classificazione delle “patere” (i bassorilievi ornamentali) e degli altari veneziani… Oppure l’indicazione dell’altezza dell’acqua alta in ogni angolo della città, a seconda del livello di marea… E tante altre applicazioni di questo tipo.
La tecnologia per il futuro di Venezia. Se questo è il punto di partenza, SerenDPT vuole essere un ulteriore step di sviluppo, secondo quanto indicato dal nome, acronimo di “Serenissima Development and Preservation through Technology”, tradotto in sviluppo di soluzioni tecnologiche per dare un futuro migliore a Venezia e ai suoi abitanti. Soluzioni concrete, come l’applicazione “DaAaB”, destinata ai passeggeri degli autobus di linea (utilizzata ad esempio da Atvo), ai quali vengono indicati i migliori percorsi e le relative linee automobilistiche per raggiungere la propria meta. Oppure come “Jvf” la fiera virtuale dei gioielli che concentra migliaia di espositori e acquirenti del mercato del gioiello da tutto il mondo in un’unica piattaforma. Un settore non casuale, visto che Andrea Marcon proviene da quattro generazioni di orafi veneziani (precisamente del Lido): «Io in particolare – spiega – mi occupo di eventi nel settore orafo». Marcon inoltre è console onorario della Thailandia e sta sviluppando i possibili legami anche con il mondo asiatico. Un’altra app sviluppata da SerenDPT si chiama “iZioleti” e consente di individuare chiaramente la posizione di un numero civico, indicando semplicemente la combinazione sestiere-numero. Quello che un tempo faceva lo stradario cartaceo, da sfogliare con grande pazienza, ora si fa in pochi istanti dal cellulare… Tutte applicazioni molto concrete, che sviluppano l’idea grazie alla tecnologia. E il “serbatoio” delle idee sono appunto le tesi di ricerca elaborate dagli studenti americani del prof. Carrera. «La cosa bella – aggiunge Marcon – è che se di solito sono i nostri studenti italiani a recarsi negli Usa per approfondire il loro percorso di studi, in questo caso ci sono studenti americani che fanno il percorso inverso». Oggi, con la banda larga, si può lavorare ovunque, la sede non è più un fattore di limitazione, ma anzi diventa possibile scegliere il posto dove si desidera vivere e lavorare.
Lavorare e vivere a Venezia. Il passo ulteriore sarà quello di rimanere qui in città stabilmente o per periodi sempre più lunghi. Se lo sviluppo di un’idea si rivelasse sostenibile sul piano economico perché non pensare di trasferirsi qui definitivamente? Ci sono studenti stranieri che lo desidererebbero, così come ci sono tanti giovani veneziani che – avendo studiato altro rispetto agli ambiti turistici – non ambiscono ad altro che trovare un lavoro in laguna e poterci restare. Senza doversi trasferire in terraferma. E qui entra in gioco l’altro obiettivo di SerenDPT che è quello di sostenere i giovani a vivere in città, a trovare casa e a mettere su famiglia. L’ostacolo sono i prezzi delle case: «Stiamo sviluppando, sempre tramite il Venice Project Center, un progetto che abbiamo chiamato “casa peota” (con un chiaro rimando alla tradizionale formula della cassa peota) che dovrebbe supportare gli aspiranti residenti a pagarsi il mutuo per rimanere a Venezia», spiega Marcon. Il centro di tutto è l’incubatore della Giudecca, un luogo antico che potrebbe diventare qualcosa di più di uno spazio di ricerca e di un campus universitario accendendo quella scintilla necessaria a fare di Venezia una città dell’immateriale e dell’innovazione. Il futuro potrebbe passare proprio da queste parti.
Serena Spinazzi Lucchesi