Metà America ha tirato un sospiro di sollievo (quando non ha ballato per la strada). L’altra metà è amareggiata, spaventata e offesa.
Dopo pochi minuti dall’annuncio che Joe Biden aveva raggiunto i 290 elettori, in centro a Delray Beach, in Florida, si era unita una piccola folla di Trumpiani. Con le bandiere e i cartelli, urlavano ai passanti che queste elezioni erano uno “steal”, un furto: da una parte avevano votato i morti e, dall’altra, i voti dei militari non erano stati contati.
Dopo un po’ di scaramucce e clacsonate se ne sono tornati a casa. Sono stati portati dentro i cartelli piantati nei giardini e nelle strade (anche perché la tempesta Eta stava per arrivare). Almeno per pochi giorni, sia repubblicani che democratici stanno allentando la tensione degli ultimi mesi.
Chiediamo a Jeffrey Morton, esperto di politica americana e consulente della Foreign Policy Association, di analizzare per GV la stranezza di queste elezioni presidenziali 2020.
Come si spiega la divisione così netta tra l’America delle campagne, pro-Trump e l’America delle città che invece vota per Biden?
I residenti delle città vivono vicini gli uni agli altri, condividono i trasporti pubblici e interagiscono con persone differenti per razza, religione e orientamento sessuale. Quindi tendono ad essere cosmopoliti e liberali. Invece, le persone delle campagne vivono isolate, tra gente uguale a loro per razza, cultura e politica. Contano su se stessi e pensano di farcela da soli e anche meglio, senza l’assistenza del governo. In effetti, il governo spende meno per aiutare le zone meno abitate che quelle più popolose. Quindi tendono ad essere più conservatori e contrari a un governo forte.
Quali sono le conseguenze di questa divisione al 50% e cosa dice degli Stati Uniti?
Dice che la popolazione è profondamente divisa. Più preoccupante ancora della divisione 50/50 è la distanza tra i due poli politici. Una percentuale enorme della destra crede che la sinistra voglia distruggere l’America, e viceversa.
Lei guarda con preoccupazione alla “maggiore democrazia” del mondo?
La democrazia americana è in declino da molti anni. I nostri standard democratici sono più bassi che in Canada, Australia, Nuova Zelanda e rispetto alle nazioni del Nord Europa. Non sono veramente preoccupato, ma vorrei vedere la nostra democrazia cambiare marcia invece che continuare sulla via del declino.
Ilaria Serra
(corrispondente per GV dagli Usa)