Da stanza per i videopoker a spazio di solidarietà. In città all’interno della tabaccheria in Rio Terà Primo del Parucheta, nella calle che da S. Agostin porta in Campo San Giacomo dall’Orio, è nato “l’Angolo del riuso solidale”. Il titolare della tabaccheria, Ennio Zane, da sempre sensibile verso chi è più in difficoltà, ha iniziato ad allestire questo spazio già prima del lockdown. Quando cinque anni fa rilevò l’attività c’erano i videopoker: «Terribili macchinette mangiasoldi che ho tenuto per circa un anno, ma non erano il mio “vestito”. Mi sentivo a disagio e così le ho eliminate, anche se costituivano un tornaconto importante per l’attività» racconta il tabaccaio. Per un po’ lo spazio è rimasto un magazzino ma poi Ennio, dopo l’acqua granda dell’anno scorso che mise in ginocchio gran parte della città, ha pensato di utilizzare il retrobottega in modo sostenibile. Mai però avrebbe immaginato che dopo pochi mesi la situazione sarebbe così peggiorata, a causa della pandemia, mettendo a dura prova molte famiglie.
Aumenta la povertà “invisibile”. «Durante il lockdown il mio esercizio, considerato essenziale, è rimasto aperto e ho visto l’aumentare della povertà. Una povertà non conosciuta dalle istituzioni, ma fatta da famiglie che improvvisamente per mancanza di lavoro hanno difficoltà ad arrivare a fine mese» spiega il titolare della tabaccheria. Nelle ultime settimane la notizia del suo “Angolo del riuso” è rimbalzata sui gruppi WhatsApp ed in poco tempo l’iniziativa è diventata un ulteriore punto di riferimento in città per la solidarietà, entrando in rete con altre realtà solidali del territorio. «Qui ciò che ha perso valore per alcuni diventa prezioso per altri. Capita spesso che smettiamo di usare un vestito perché siamo ingrassati o dimagriti o semplicemente perché abbiamo cambiato giusto. Questo abito per noi non ha più valore ma può averlo per qualcun’altro che in questo momento non ha possibilità di acquistarlo. Lo spazio è nato proprio per dare nuovo valore agli oggetti» spiega Ennio.
Si trovano anche passeggini e lettini. In tabaccheria si trovano principalmente abiti e oggetti, ma anche giochi per bambini e libri usati in buono stato. Inoltre in una lavagnetta sono elencati gli oggetti ingombranti disponibili, come passeggini o lettini, che si possono richiedere. Nell’angolo del riuso tutto avviene per donazione o scambio: «C’è chi prende e chi porta. Inizialmente qualcuno lasciava una piccola offerta in denaro ma poi abbiamo capito che era meglio utilizzare la forma del baratto chiedendo alle persone di scambiare quello che prendevano con altro oppure di portare in cambio generi alimentari a lunga conservazione». Ci sono infatti persone in grande difficoltà economica che fanno fatica anche solo a comprare un litro di latte o un pacco di pasta. Le nuove povertà emerse in questo periodo sono plurime: dai genitori che hanno perso il lavoro o sono finiti in cassa integrazione ai padri separati che, senza impiego, non riescono a pagare gli alimenti alla famiglia o l’affitto. Sono molti anche gli anziani rimasti soli, in particolare quelli che hanno ha perso il coniuge e vedono la pensione drasticamente diminuita. Ci sono però molta paura e vergogna: «Le persone che hanno bisogno sono quelle che più difficilmente chiedono, in particolare chi prima poteva permettersi un certo tenore di vita».
Garanzia di riservatezza, per vincere la timidezza. Ennio, capendo le remore di queste persone, a chi entra in tabaccheria chiede una cosa: «Guardatevi attorno, a volte siamo distratti e non ci accorgiamo che chi abita nella porta accanto è in difficoltà. A queste persone date un messaggio diverso, raccontate loro che c’è un posto riservato dentro una tabaccheria dove si può prendere gratuitamente se si ha bisogno, ma anche portare qualcosa in cambio per aiutare qualcun altro». Questa la sua esortazione volta ad abbattere i muri della paura e della vergona, per riuscire a creare un sistema virtuoso che attraverso lo scambio possa aiutare sempre più persone. Intanto una mamma entra in tabaccheria con il figlio che consegna a Ennio un pacco di pasta. «Vedi gli scaffali pieni di cose? Sono per chi non può permettersi di comprarle, ci sono tante famiglie in difficoltà ed è nostro dovere aiutarle con piccoli gesti» dice la mamma al bambino, esprimendo il dovere verso la solidarietà che Ennio con il suo spazio vuole diffondere in città.
Francesca Catalano