Entro venerdì 30 ottobre saranno pronti i protocolli operativi della Regione. A quel punto i 2250 medici di base veneti (su 3.350) aderenti alla Fimmg saranno pronti a fare i tamponi nei loro ambulatori.
È la prospettiva che si apre dopo la firma dell’accordo, ieri sera a Roma, tra ministero della Salute e la sigla che raccoglie la maggioranza dei medici di famiglia. In Veneto, così, si passerà dagli attualità circa 600, che hanno già aderito volontariamente, ai più di duemila – appunto – che si rendono disponibili a fare diagnosi anti-Covid.
«Stiamo irrobustendo e dobbiamo farlo ancora di più la diagnosi presso i medici di base e le cure domiciliari», afferma il presidente della Regione, Luca Zaia, nel corso del consueto briefing, a Marghera, sull’evoluzione della pandemia in Veneto.
«Troppe persone al primo sintomo vanno nei pronto soccorso e li ingolfano inutilmente. Oggi, a maggior ragione, chi ha un sospetto non s’infili in un pronto soccorso, creando inutili attese e assembramenti, ma chiami il suo medico di base».