«La paralisi degli ospedali in Veneto non la voglio». È la volontà del Governatore del Veneto Zaia, che ha presentato oggi, martedì 20 ottobre, il nuovo Piano di sanità pubblica legato all’emergenza Covid.
Un piano articolato in cinque fasi, a seconda del numero di persone infettate da Coronavirus e ricoverate nei reparti di terapia intensiva.
Attualmente siamo nella fase 2, quella contrassegnata dal colore azzurro. Significa che negli ospedali del Veneto c’è un numero di degenti in terapia intensiva compreso fra 51 e 150 persone: nella giornata odierna sono 61. «Comporta il fatto – precisa Zaia – che si inizia ad aggiungere posti letto aggiuntivi nelle rianimazioni, ma tutta l’attività ordinaria degli ospedali prosegue regolarmente».
Nella fase 3, quella gialla, una volta superati i 150 degenti in terapia intensiva, si riaprono i dodici Covid hospital già attivati in primavera. In effetti, comunque, già adesso Villa Salus a Mestre e l’ospedale di Jesolo stanno ospitando malati di Coronavirus, pur senza interrompere l’attività consueta.
Il guaio vero arriva però si dovesse malauguratamente arrivare alla fase 5, ovviamente rossa. Vorrebbe dire che servirebbero almeno 400 posti letto in rianimazione per i soli malati Covid. Sarebbe un numero mai toccato neanche nei giorni peggiori di marzo e aprile scorsi, quando nella regione si arrivò a quota 350.
«Noi possiamo attivare fino a mille posti letto di rianimazione», afferma Zaia, «e l’ultimo passaggio sarà la conversione di 176 posti letto di terapia subintensiva in intensiva». Ma saremmo nel pieno dramma.
«Il problema vero – sottolinea il presidente – è che questa patologia ci riempie gli ospedali. Le nostre strutture erogano ogni anno 80 milioni di prestazioni, quasi 7 milioni al mese. Ma se ci riempiamo di malati gravi per il Covid, dobbiamo bloccare tutto il resto. E io non voglio arrivarci».
Ragion per cui? «Noi possiamo incentivare i test e renderli rapidi, possiamo organizzare al meglio la macchina sanitaria…, ma se i cittadini non ci danno una mano mettendosi la mascherina, ci daremo tutti appuntamento alla porta dell’ospedale». (G.M.)