«Scrivere canzoni, un modo per raccontare e vivere la mia fede». Parole (e musica) di Giulio Rapetti, per tutti Mogol, il maestro, o meglio, come dice lui con grande semplicità: un autore.
Al LIdo di Venezia per la presentazione del Videocatechismo, nell’ambito della Mostra del Cinema, racconta come è nata la sua passione per la scrittura e la musica.
«La musica per me non è una fiction – esordisce – quando scrivo i testi non parto mai da un’idea che ho in testa ma cerco semplicemente di ascoltare la musica e di capire quello che vuole comunicare. Scrivo collegandomi spesso, attraverso la musica, a fatti o episodi che mi sono realmente capitati. Sento la musica e cerco di capire, passo dopo passo, quello che mi sta comunicando. Fatti veri, successi a me, o a persone che conosco».
Alla domanda di come sia nata questa passione non fa troppi giri di parole.
«Una passione che è nata per un fattore economico. Ero giovane e per scrivere testi mi offrivano 5000 mila lire al mese di fisso, più 250 lire per ogni testo. Avevo bisogno di guadagnare qualche soldo e ho iniziato così. Sono stato fortunato e ho anche realizzato un sogno: ho cominciato a scrivere che avevo 18 anni e a 21 ho vinto il Festival di Sanremo, difficile chiedere di più».
Dai suoi esordi il mondo della musica è profondamente cambiato…«Completamente, direi io. Ma più che la musica in sé stessa, è cambiato il modo di promuoverla. E’ diventato un ambiente più di nicchia, si comunica molto on line, ogni artista ha il suo sito. E perciò è diventato un settore più di nicchia, diciamo così- Invece la musica dovrebbe tornare a parlare a tutti, con un linguaggio più universale».
Il mese scorso ha festeggiato 84 anni. Il sodalizio professionale più conosciuto è indubbiamente quello con Lucio Battisti. Ma lui non vuole far torto a nessuno. «Ci sono migliaia di episodi e artisti che potrei e vorrei nominare, non uno soltanto, è troppo poco e sarebbe riduttivo e ingeneroso. Io continuo a scrivere testi e a divertirmi». Tanti i progetti a cui si sta dedicando: «Partiremo con una scuola per gli artisti che sarà trasmessa in televisione, un lavoro formativo, promosso anche in collaborazione con alcuni artisti».
E a Venezia e ogni volta la bellezza della città parla al cuore delle persone non lo lascia indifferente. «Ci sono venuto spesso, e ogni volta è una gioia e un incontro nuovo. Mi piace passeggiare tra calli e campielli della città, goderne la bellezza. Ogni tanto fermarmi a riflettere. E non voglio “camuffarmi” per non essere riconosciuto. Mi piace molto incontrare le persone, in un ritmo, diciamo così un po’ più lento”. La città sarà ispirazione per una sua prossima canzone? «Chissà, potrebbe anche essere». Quali le canzoni che le stanno più a cuore? «Vorrei ricordarne due, una che si intitola “Ave Maria Bella” che è stata presentata davanti al Papa, e poi l’altra dedicata a Gesù cantata da un giovane artista. Scrivere musica per me è un modo per comunicare la mia fede. Oggi sono intervenuto qui per questo motivo. Fede, musica e parole si incontrano. Ed è un incontro meraviglioso».
Lorenzo Mayer