È iniziato poco più di un mese fa, il 7 luglio, il restauro dei due globi (uno terrestre e uno astronomico), opera del famoso cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli e custoditi presso la biblioteca monumentale del Seminario Patriarcale di Venezia.
Un restauro che si è reso possibile grazie al contributo della fondazione Venetian Heritage, che ha finanziato interamente i costi. Gli interventi saranno condotti dalla restauratrice Sara Gottoli.
I globi sono giunti in Seminario nel XIX secolo per opera di padre Moschin, un religioso somasco e mecenate delle arti, che rese la comunità del Seminario un vero e proprio scrigno, ricco di molte opere d’arte e molti libri antichi che correvano il rischio di essere dispersi nel mercato antiquario.
Il cartografo: un frate veneziano che lavorò per il re di Francia. L’autore dei mappamondi vale la pena di essere conosciuto. Vincenzo Maria Coronelli nacque a Venezia da modeste origini, il 16 agosto del 1650. Divenne francescano conventuale, e fu anche eletto ministro generale dell’ordine. Studiò a Roma al collegio di San Bonaventura. Divenne un apprezzato cartografo e girò il mondo realizzando… mappamondi. Le sue opere, richiestissime, spesso avevano committenti illustri: per il cardinale César d’Estrées costruì due globi da donare a Luigi XIV. E si trattava di globi monumentali, di 15 piedi di diametro (4,87 metri).
Coronelli fondò a Venezia l’Accademia cosmografica degli Argonauti nel 1684: è stata la prima società geografica al mondo, segno evidente della competenza e della capacità di innovazione dello studioso e della Serenissima. Vincenzo Maria Coronelli è stato anche il cartografo ufficiale della Repubblica e l’imperatore d’Austria lo invitò per un anno a dirigere la riorganizzazione idrogeologica del Danubio. È stato anche il primo enciclopedista. Morì nel 1718.
I mappamondi del Seminario hanno più di tre secoli. I globi del Seminario sono giunti in Punta della Salute dal convento dei Carmelitani Scalzi nel corso del XIX secolo ed in origine erano stati dedicati al Doge Francesco Morosini: da questa dedica è possibile datarli agli ultimi anni del ’600.
Attualmente si trovano in una “bolla” di azoto: inseriti in grandi camere d’aria di plastica, completamente sigillate, sono stati collegati ad una macchina che eroga all’interno dell’azoto gassoso, con l’obiettivo di uccidere tutti i parassiti che minano l’integrità delle due opere. Da settembre, terminata la sanificazione, inizieranno i veri interventi di restauro dei globi, per una durata di circa un anno.
Marco Zane