“Venezia è dei veneziani e dell’Italia ma, per la sua unicità, è patrimonio del mondo, quindi, città universale. Lo sforzo deve essere finalizzato a costruire una realtà viva, in cui in particolare le famiglie, i bambini, gli anziani e coloro che sono più deboli, siano realmente tutelati. Costruire un nuovo modello di convivenza cittadina potrebbe anche essere intesa come una sfida affascinante, ricca di stimoli”: così il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, riflette sulla città di Venezia alla vigilia della festa del Redentore, alla luce delle problematiche attuali legate sia all’emergenza sanitaria, sia ai danni provocati dall’acqua alta dello scorso novembre”. Nei mesi scorsi il Patriarca aveva auspicato la nascita di uno statuto particolare per Venezia che tenesse conto delle sue peculiarità.
Nell’intervista, che si può leggere integralmente nell’ultimo numero di Gente Veneta, il Patriarca ricorda come nella “Laudato si’”, Papa Francesco ha scritto: «Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile. Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio» (Laudato si’, n° 143). “Trovo – ha commentato il patriarca – che Venezia potrebbe essere un importante laboratorio culturale, secondo la sua secolare vocazione, che guarda in avanti e in cui si potrebbero realizzare le parole profetiche del Papa appena ascoltate. In questo i cristiani devono essere portatori di una visione e giocare un ruolo propositivo importante con vero coraggio, amore e determinazione”.
Marco Zane – Serena Spinazzi Lucchesi