«Il mondo del turismo ha conosciuto diverse crisi. Dagli anni 80-90, alle Torri Gemelle nel 2001, all’epidemia di Sars nel 2003. Ma la grande differenza, rispetto alla crisi attuale, è che questa è una crisi globale e riguarda sia la domanda che l’offerta». Una situazione totalmente inedita: così la delinea Mara Manente, direttrice del Ciset, il Centro internazionale di Studi sull’economia turistica di Ca’ Foscari. Un osservatorio privilegiato per comprendere gli scenari attuali e soprattutto futuri di quella che è la principale economia del territorio veneziano.
«Il turismo – osserva Mara Manente – è un settore resiliente, cioè si adatta rapidamente e, di solito, dopo una crisi riparte in fretta. Ma in questo caso siamo di fronte a un doppio effetto negativo, perché è bloccata sia la domanda, cioè le persone in partenza, sia l’offerta, perché sono fermi per il lockdown anche i luoghi del turismo». Non solo: «L’area di crisi non è circoscritta, ma globale. Con le Torri Gemelle, ad esempio, andò in crisi il mercato turistico degli americani e, per alcuni mesi, il settore dei viaggi intercontinentali. Ma qui l’epidemia sta coinvolgendo tutti i paesi, con curve di sviluppo diverse. Ha iniziato la Cina, poi l’Italia, ma ora riguarda tutta l’Europa e gli Stati Uniti. Anche se la situazione può migliorare in un’area, come ad esempio ora in Cina, il blocco del turismo è ancora in vigore altrove». La conseguenza è che tutta la filiera turistica è andata in crisi pesantemente. «Il settore ricettivo, ma anche quello di intermediazione, il trasporto, tutte le attività connesse al turismo. E con un’estensione geografica che non ha precedenti», sottolinea la direttrice del Ciset.
Quanto durerà? La domanda che tutti in questo momento si fanno è «quanto durerà». Ma la risposta è incerta. «Non è facile fare previsioni. Perché di sicuro il tema è legato all’efficacia degli strumenti che rusciranno a contrastare l’epidemia. Ma c’è anche una componente di ciclicità. Perché se la situazione può migliorare in alcuni paesi, di contro potrebbe poi peggiorare in altri. L’Italia, come paese a destinazione turistica, potrebbe trovarsi obbligata a chiudere gli ingressi ai turisti provenienti da aree dove l’epidemia è ancora in corso». Tempi lunghi, ma anche modalità nuove. Quando il turismo decollerà nuovamente, probabilmente cambierà volto. «Come Ciset stiamo riflettendo proprio su queste nuove prospettive. Cambieranno le modalità del fare vacanza e anche i criteri di scelta delle destinazioni. Nella filiera turistica diventeranno molto importanti aspetti come la sicurezza sanitaria e dunque i relativi servizi. Da questo punto di vista l’Italia e il Veneto potrebbero essere avvantaggiati». Ma è anche probabile che chi sceglierà di partire cercherà una maggiore qualità nelle strutture: «Si farà più attenzione alla qualità, all’igiene e dunque si cercheranno strutture che garantiscono tutto questo».
Quegli appartamenti trovati last minute per pochi euro su internet probabilmente non saranno più così appetibili come un tempo. Magari si spenderà qualcosa in più, ma per sentirsi sicuri… Facile inoltre prevedere che i primi viaggi saranno a breve termine, non a caso per i prossimi mesi si confida molto nelle prenotazioni degli italiani. «Chi avrà ancora ferie disponibili sceglierà mete vicine. Per evitare di trovarsi all’estero all’eventuale scoppiare di una nuova epidemia. Anche perché – sottolinea – molti paesi imporranno la quarantena a chi arriva da zone colpite di recente, come l’Italia». Chi parte, insomma, cercherà di evitare di dover trascorrere 14 giorni in quarantena prima di iniziare la vacanza. «E vale anche per chi arriverà in Italia dall’estero. La quarantena potrebbe essere nei due sensi. E’ anche per questo – conclude Manente – che questa crisi ha dimensioni mai conosciute prima d’ora».
Serena Spinazzi Lucchesi