«Almeno una buona notizia», annuncia Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia. «Il Veneto sarà tra le prime regioni a sperimentare da subito l’impiego della vespa samurai.
Il progetto prevede l’utilizzo della vespa samurai come mezzo di contrasto biologico alla cimice asiatica.
Si spera che gli effetti siano immediatamente riscontrabili anche nel veneziano dove altrimenti la frutticoltura – gravata anche dall’emergenza Covid-19 – rischia di essere travolta e, nello specifico, si potrebbe andare verso l’estinzione della coltura della pera.
«La ricerca di laboratorio, finanziata dalla Regione e in atto con l’Università di Padova, consente di essere ora in prima fila nell’avvalerci dell’autorizzazione all’inserimento in natura, tanto attesa da parte del ministero dell’Ambiente», sottolinea Stefano Musola, presidente sezione frutticoltura di Confagricoltura Venezia.
La vespa samurai (trissolcus japonicus, ndr) è un parassitoide che attacca le uova della cimice. In questo modo di spera di poter contribuire al controllo biologico di questo insetto dannoso che negli ultimi anni, in conseguenza anche a una eccezionale capacità riproduttiva, ha messo in ginocchio la produzione di pere nel veneziano e in generale ha prodotto conseguenze molto pesanti per tutto il settore frutticolo nelle regioni del Nordest. «Quest’inverno, poi – prosegue Musola – non essendoci stato molto freddo, è possibile che gli insetti adulti della cimice, svernanti qui da noi, non abbiano subito danni e quindi possano riprodursi ora in grande quantità. Per questo è fondamentale l’introduzione immediata della vespa samurai».
A rischio infatti sarebbero tutte le coltivazioni di frutta, con il pericolo però di danni irreparabili soprattutto alla pera veneziana che, da lungo tempo, sta già attraversando una grave crisi produttiva. Sono minacciate comunque anche le produzioni di mele che, tra 2012 e 2017, nel Veneziano hanno raddoppiato estensione e produzione.
«La pera è un frutto particolarmente sensibile agli effetti meteo e il settore è da anni in crisi con guadagni sempre più bassi per gli imprenditori», riprende Musola. «Nelle scorse estati un’azienda nostra associata ha registrato perdite anche del 50 per cento sul raccolto di pere Williams; in altri casi si sono registrati danni pari alla perdita del 25, 30 per cento del raccolto di pere Abate. Attendiamo ora con fiducia di poter confermare effetti reali di contenimento».