«Ha ragione il Patriarca Francesco Moraglia, che voglio ringraziare, attraverso Gente Veneta, per aver posto l’attenzione sull’emergenza sociale. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo trascina dietro di sé un’emergenza economica che rischia a breve di sfociare in una nuova “questione sociale”.
È nostro dovere, di tutti, agire subito e mettere in atto sostanziali azioni di supporto. Ed è proprio questa la priorità sulla quale intendiamo operare. Il governo ha deciso di iniziare, evitando che si perda il lavoro e bloccando numerose incombenze da pagare, ma, soprattutto, ha attivato fondi aggiuntivi che sono stati dati ai comuni per distribuire buoni spesa.
Venezia ha avuto assegnati 1 milione e 300 mila euro in più per aiutare quelle famiglie che a causa dell’emergenza si troveranno in una improvvisa condizione di povertà. Ma è solo il primo passo, ora dobbiamo ampliare la platea dei beneficiari dando un sostegno a tutti coloro che non hanno reddito o mezzi di sostentamento.
Il governo continuerà a fare la sua parte, ma serve che nel territorio i Comuni attivino quella rete di solidarietà che coinvolga il mondo dell’associazionismo cattolico e non e le comunità parrocchiali.
Una rete che nel territorio veneziano è estesa e molto forte, di uomini e donne ricchi di umanità, competenze ed esperienze. Una rete che non può essere lasciata sola ad affrontare questa nuova emergenza.
Colgo quindi l’appello lanciato anche dall’Alleanza contro la povertà del Veneto: le realtà che sono da sempre in prima linea vanno aiutate e sostenute oggi più che mai. Penso, a titolo esemplificativo, alle mense di Ca’ Letizia della San Vincenzo, dei frati Cappuccini, dei padri Somaschi, la Tana di Venezia e la Papa Francesco di Marghera.
Ma penso anche ai tanti volontari che nel silenzio, in collaborazione con i parroci del territorio, assistono già da tempo le famiglie in difficoltà e alle tante associazioni impegnate a vario titolo a fianco degli ammalati, dei disabili, dei minori, dei migranti.
Chi meglio di questo arcipelago di solidarietà può monitorare, segnalare ai Comuni le priorità ed essere sentinella della nuova povertà che si sta estendendo oltre i confini tradizionali?
Tutte queste realtà da anni si sostengono solo con le loro forze, sulle spalle di tanti volontari o con le donazioni di benefattori. Servono nuovi spazi, contributi e reti per affrontare questa nuova emergenza che impone un modo nuovo di concepire e gestire la povertà.
Riprendo, in questa direzione, anche una proposta già avanzata in passato da don Armando Trevisiol, fondatore di quel fiore all’occhiello per la gestione della terza età che sono i Centri don Vecchi: accanto alla rete solidale oggi più che mai dobbiamo costituire un centro che studi l’evolversi della povertà che cambia rapidamente e si diffonde nei meandri del tessuto sociale.
Solo un approccio progettuale e solidale, fondato su una collettiva partecipazione ed un forte decentramento dell’azione amministrativa (che in questi anni è stato, purtroppo, sottovalutato, quando non annullato) si farà fronte alla valanga sociale che ci chiama in causa.
Municipalità, associazioni religiose e laiche, comunità parrocchiali e di territorio: sono queste le realtà da valorizzare perché possano avere un ruolo determinante di ascolto e indirizzo verso gli strumenti di sostegno statali. Solo se siamo tutti possiamo essere certi di non dimenticare nessuno».
Pier Paolo Baretta
Sottosegretario all’Economia