“E’ sbagliato che i consumatori scelgano oggi soltanto prodotti a lunga o media conservazione – afferma Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia. – Noi agricoltori possiamo garantire la qualità complessiva del nostro latte così come di tutti i prodotti delle nostre filiere. Il made in Italy ci ha reso famosi al mondo, in particolare nel settore dell’agroalimentare perciò, in un momento così difficile per tutti, è importante che siamo noi italiani a puntare per primi sul consumo dei nostri eccellenti prodotti. Noi agricoltori, sui campi e negli allevamenti, continuiamo a lavorare per i nostri concittadini”.
L’appello arriva in un momento di particolare difficoltà, in Veneto e in Italia, per il settore dell’allevamento per la produzione di latte e prodotti caseari. “Fino all’anno scorso un litro di latte era pagato circa 40 centesimi al produttore ed era già dura così, perché il prezzo era tirato e si rientrava a fatica nelle spese aziendali – spiega Enrico Cassandro, giovane imprenditore che è titolare, a Dolo, di un allevamento con 130 vacche da latte. – In conseguenza all’emergenza Covid 19, il prezzo del latte è sceso anche a 35 centesimi al litro, una cifra che non permette alle aziende di coprire più nemmeno le spese di gestione. Da sottolineare addirittura che in alcuni casi il latte viene raccolto da commercianti non trasformatori che hanno imposto un prezzo di circa 30 centesimi. Segnalo che tutti noi allevatori abbiamo già indebitamenti, dovuti alle pregresse multe per superamento delle quote latte e all’acquisto di quote per rimanere sul mercato. Negli anni scorsi le aziende quindi hanno dovuto fare investimenti accendendo dei mutui ed ora ci si trova perciò molto esposti. E’ evidente che se non interviene in modo deciso, si costringerà gli allevamenti a chiudere”.
Gli allevatori veneziani chiedono perciò ai consumatori di comprare latte e formaggi italiani.
L’epidemia potrebbe infatti dare il colpo di grazia agli allevamenti di vacche da latte del nostro territorio dove negli ultimi dieci anni sono già andate perse quasi un centinaio di aziende. La gravità della situazione è evidente: nel 2009 la provincia di Venezia contava 245 stalle, nel 2018 ne restano soltanto 162.
Per superare il momento drammatico, gli allevatori chiedono anche di limitare o bloccare le importazioni. “La richiesta che avanziamo – conclude Cassandro – è di limitare o bloccare le importazioni di latte per favorire l’acquisto dei nostri prodotti. Subiamo da anni ormai la concorrenza del latte che viene dall’estero e che non può certamente offrire le stesse garanzie di qualità del nostro prodotto. Sarebbe paradossale che ora noi dovessimo buttare via il nostro latte e poi chiudere le aziende, mentre in Italia continua ad arrivare dall’estero un prodotto sicuramente più scadente e assolutamente meno garantito”.
Intanto, comuqnue, una richiesta è stata accolta. Con decreto firmato dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è stato autorizzato l’impiego del siero di latte e altri sottoprodotti della lavorazione lattiero casearia all’interno dei biodigestori, impianti che trasformano il materiale organico producendo gas metano.
La deroga temporanea durerà fino al ristabilirsi dell’ordinaria attività produttiva ad oggi fortemente penalizzata dall’emergenza Covid-19.
Sono 120 i biodigestori autorizzati in Veneto che operano utilizzando biomasse di origine agricola dove sarà possibile conferire i sottoprodotti della lavorazione lattiero-casearia.