Il rientro dalla delocalizzazione: ecco uno dei fenomeni che l’emergenza Coronavirus contribuirà ad accelerare. «Non dico che tutta l’attività produttiva tonerà in Europa: l’Asia rimarrà un mercato importante e sarà giusto avare una presenza produttiva anche là. Ma l’esperienza del virus accelererà le valutazioni strategiche di molte aziende che hanno spostato la produzione in Cina e adesso stanno ripensando le loro scelte produttive».
Lo rileva Giancarlo Corò, docente di Economia e politica dello sviluppo a Ca’ Foscari. Il Coronavirus darà probabilmente una spinta ad un vento di ritorno che già spira da qualche tempo: «I costi delle produzioni cinesi e l’evoluzione della tecnologia stanno rendendo via via meno vantaggiosa – spiega il docente – la produzione in Asia. Per cui il maggior mercato mondiale, che rimane quello europeo, potrebbe trarre stimolo da questa crisi anche per accelerare nell’introduzione di tecnologie dell’automazione e sulla sperimentazione dello smart working».
In sostanza, l’epidemia globale potrebbe, alla fine, soprattutto se non avrà durata esagerata ed esiti particolarmente gravi, diventare un lievito per l’evoluzione economica. Un esempio? Eccolo: https://www.repubblica.it/economia/2020/03/06/news/per_candy_delocalizzazione_al_contrario_tornano_in_italia_100_00_lavatrici-250375365/?ref=RHPPTP-BH-I250268567-C12-P5-S3.4-T1
Certo, prima di arrivare a quel punto bisogna affrontare la crisi attuale e moderarla: «Nell’immediato – riprende il prof. Corò – alcuni settori sono particolarmente esposti, a partire dal turismo e dai trasporti di persone. Ma anche tutto il comparto dell’offerta culturale è in sofferenza». Ed è evidente che, a Venezia come in Veneto, questo è un problema grave: si parla di una produzione di ricchezza in contrazione per una percentuale oscillante, nel 2020, tra il 10 e il 40%.
Una crisi per fronteggiare la quale occorre intervenire subito: «È quello che il Governo sta cercando di fare: tener conto dei settori più colpiti, usare gli ammortizzatori sociali a disposizione ed estenderli a settori e imprese che non li hanno; o anche ridurre, posticipare o annullare pagamenti fiscali».
Poi ci saranno, certo, i provvedimenti di medio e lungo termine: «Ma se nell’arco di qualche settimana – conclude il prof. Corò – si raggiungerà il picco dell’epidemia e, come già sembra succedere in Cina, ci si avvia al ritorno della normalità, anche i settori economici oggi in difficoltà da noi potrebbero rivedere la luce. Non va sottovalutata la capacità di adattamento di società come le nostre: una volta individuata una soluzione, non è improbabile che ci possa essere anche una significativa ripresa».
Giorgio Malavasi