“Ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli il non poter celebrare insieme – per un atto di responsabilità civica e di attenzione alle esigenze della collettività e del bene comune, secondo le disposizioni al momento vigenti – la Santa Messa in questa prima Domenica di Quaresima, nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi effettuati in dialogo con le pubbliche autorità anche nazionali. Le odierne circostanze ci costringono a sperimentare che cosa vuol dire per la Chiesa essere privata del suo bene e atto supremo: l’incontro con Gesù, nostro Signore, unico Salvatore, il Crocifisso Risorto, il Vivente che è realmente presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, lievito di carità fraterna per le nostre vite”: inizia così il messaggio del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia che esce a poche ore da una prima domenica di Quaresima 2020 assolutamente inusuale e segnata dall’impossibilità di celebrare pubblicamente l’Eucaristia.
“Con questo messaggio – continua – desidero innanzitutto confermare nella fede tutti i fedeli della nostra amata Chiesa che è in Venezia, invitando a vivere con più speranza e carità questo singolare (e del tutto inusuale) “giorno del Signore” che ci è dato di vivere senza la celebrazione comune dell’Eucaristia. Questo forzato e imprevisto digiuno ci faccia apprezzare la grandezza del dono eucaristico che oggi non possiamo celebrare, ricevere e gustare pienamente”.
Il Patriarca riconosce quindi che “nella situazione attuale di impossibilità a partecipare alla celebrazione eucaristica, a norma del can. 1248 § 2 del Codice di Diritto Canonico, si realizza la grave causa che esonera dal precetto festivo impegnando ad assolverlo negli opportuni modi” e offre alcune indicazioni per vivere bene questa particolare domenica: i momenti di raccoglimento e preghiera, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, i gesti semplici e concreti di carità a favore dei poveri e dei sofferenti.
E aggiunge: “Il suono delle campane che dalle nostre chiese e dai nostri campanili si propagherà oggi nelle nostre terre vuol essere un grande grido di speranza e un segno pubblico, umile e forte, della nostra volontà d’essere – nonostante tutto – fedeli al Signore e perciò pronti a riprendere il cammino, come cittadini e credenti, così da affrontare il futuro con ritrovata fiducia senza cedere a paura o allarmismi e stringendoci gli uni agli altri”.
Il messaggio del Patriarca si conclude così: “Come Vescovo sono oggi più che mai particolarmente vicino ai nostri carissimi sacerdoti e diaconi, alle persone consacrate e a tutti Voi carissimi fedeli laici della nostra Chiesa. Attraverso l’intercessione materna di Maria innalzo un’accorata preghiera per i malati, per i loro familiari e per tutti coloro che sono impegnati sul fronte amministrativo e sanitario, in particolare i medici e gli infermieri. Vi benedico tutti di cuore nel nome del Signore Gesù Cristo, il Risorto, Colui che è, che era e che viene!”.