«Sono grato al Signore per gli incontri con persone significative e sante: incontri avvenuti soprattutto quando ero giovane e che hanno segnato in profondità la mia vita». Alessandro Molaro, confermato per un nuovo triennio presidente diocesano dell’Azione Cattolica, nel descrivere il suo cammino di fede riconosce il ruolo fondamentale giocato da tante figure forti, che gli hanno testimoniato la bellezza dell’essere cristiani.
Classe 1961, è cresciuto nella parrocchia di Santa Rita a Mestre, con un passato scoutistico (tra i lupetti).
Nella sua vita Alessandro è sposato con Roberta, con cui ha avuto due figli maschi, di 28 e 24 anni. Vive a Chirignago. Una passione: la musica (con un passato da bassista).
Nei suoi primi anni, Alessandro ha conosciuto una vita parrocchiale intensa e fervente: tra gli anni ’70 e gli anni ’80 Santa Rita era una comunità vivace, con molti giovani, come quasi tutte le parrocchie mestrine. «Devo molto ai miei cappellani: don Giacinto Danieli, don Dino Pistolato e don Lio Gasparotto. Sacerdoti molti diversi tra loro, che mi hanno trasmesso molto; sono loro debitore per le testimonianze che ne ho ricevuto».
I campi diocesani di Ac, l’apertura di un mondo. Conosce l’Ac negli anni ’80, partecipando ai campi diocesani, nella storica casa della Gioventù di Chiapuzza, vicino a San Vito di Cadore. «I campi diocesani sono stati una sorta di trampolino di lancio – continua Molaro – durante i quali ho potuto respirare qualcosa di “diverso” rispetto a quanto vivevo in parrocchia». Sono, quelli, anni frizzanti per l’Azione Cattolica veneziana, in cui crescono le adesioni e si riforma la vita dell’associazione.
Successivamente Alessandro Molaro ha studiato giurisprudenza a Bologna, lavorando, nel frattempo, per tre anni scolastici come insegnante di religione alle medie (dall’84 all’87). Attualmente è occupato presso un istituto di credito.
«Dal punto di vista formativo – prosegue Alessandro Molaro – l’esperienza di docente di religione cattolica è stata utile. A quel tempo era più semplice entrare a far parte dell’organico: questo mi ha dato la possibilità di lavorare e continuare gli studi universitari. Stare con i ragazzi e impegnarmi nella sfida educativa è stata una prova impegnativa, ma bella. Ho insegnato presso gli istituti “Giulio Cesare” di Mestre, “Antonio Gramsci” di Campalto e “Angelo Roncalli” di Quarto d’Altino». Dopo l’università Alessandro diventerà anche ufficiale carrista nell’Esercito Italiano, prestando servizio di leva a Tauriano del Friuli.
Tra il 1990 e il’92, Alessandro Molaro frequenta la Scuola diocesana di formazione socio-politica: «Ho potuto ricevere una preparazione di alto livello, che mi ha fatto comprendere le categorie della dottrina sociale della Chiesa: questa formazione mi ha dato delle basi per orientare le mie scelte».
«Non potrei pensare la mia vita senza la condivisione della fede con mia moglie». Nel 1994 Alessandro e Roberta si stabiliscono a Chirignago, dove vivono tuttora. «Non potrei pensare il mio impegno, anzi la mia vita – continua Molaro – senza la condivisione della fede con mia moglie. Non riuscirei ad immaginare la mia esistenza diversamente: la fede aiuta a vivere la famiglia e viceversa l’unione matrimoniale e famigliare fa crescere la fede».
Nell’Azione Cattolica parrocchiale di San Giorgio di Chirignago, Molaro ha seguito per molti anni il gruppo adulti e per alcuni anni anche un gruppo di giovani: «Sono stato presidente parrocchiale per due trienni consecutivi fino al 2014».
È seguito un impegno nel Consiglio diocesano di Ac con molteplici incarichi, compresa la delegazione nella Consulta diocesana delle aggregazioni laicali: «La Consulta talvolta non è considerata un organismo con finalità pratiche, è sconosciuta a tanti, ma trovo sia un organismo utilissimo perché aiuta le persone, che vivono la nostra Chiesa, a conoscersi e ad apprezzare la ricchezza dei carismi delle diverse realtà ecclesiali».
«Che cosa devo all’Ac». L’impegno di Alessandro in Ac è andato avanti fino alla nomina a presidente diocesano, lo scorso triennio. Il Consiglio diocesano lo ha indicato come primo nome tra i candidati della terna, presentata, come consuetudine, al Patriarca, che subito ne ha confermato la nomina.
«Devo molto all’Azione Cattolica – conclude Molaro – sia sotto il profilo umano che di fede. Ho potuto riconoscerne, in modo particolare, l’amore per la Chiesa, l’apertura alla realtà diocesana, la volontà di far crescere la comunione, il metodo democratico e la capacità di condividere le decisioni alle quali si arriva attraverso un dialogo franco e aperto».
Marco Zane