Il Centro Aiuto alla Vita di Mestre, che si trova in via Altobello, a due passi dalla chiesa della “Madonna Pellegrina”, festeggia il suo quarantesimo compleanno a modo suo, cioè continuando a lavorare a testa bassa. E in mezzo a non poche difficoltà rimane un segno di attenzione verso quelle gravidanze inattese o contrastate che rischiano di sfociare in aborti.
Qui ci arriva la donna tentata di “tagliar corto” pensando che sia quella la soluzione più conveniente. Ma anche la mamma che domanda aiuti concreti, come pannolini, vestiti, pappe, giocattoli…. Il Centro, infatti, offre anche un accompagnamento della famiglia volto ad assicurare al bambino un contesto di crescita il più possibile dignitoso. Brunella Furegon, presidente del Cav, nota anzi un’evoluzione del servizio in questa seconda direzione: «Le persone si rivolgono al nostro centro sempre più per ricevere un sostegno materiale che per essere consigliate in una scelta difficile».
La Giornata per la Vita. Domenica 2 febbraio si celebra la XLII Giornata per la Vita, promossa dal Movimento per la Vita. Un’iniziativa che offre visibilità e sostegno economico al Cav: «E’ l’occasione per tornare a parlare di alcuni temi dimenticati durante l’anno», sottolinea la presidente Furegon. «Ogni parrocchia che aderisce mobilita i suoi volontari e, dove serve, mettiamo a disposizione i nostri». Il tema del volontariato fa emergere senz’altro una nota dolente. I volontari ci sono e sono preziosi, ma l’età media sempre più alta rende urgente reperire forze giovani. Un veloce sguardo a qualche numero allora. Una settantina le nascite che “ringraziano” questo servizio. Un centinaio, come l’anno precedente, le persone seguite.
C’è da alcuni anni una tendenza al ritorno delle italiane: «Circa una trentina. In particolare, dal Circus di Chirignago, da Marghera e da Favaro. Il servizio peraltro riguarda un po’ tutto il territorio del Comune di Venezia, ma vengono anche da fuori: Quarto d’Altino, Marcon…». Lo spazio del Cav non è grandissimo, ma almeno la sede è raggiungibile abbastanza agevolmente. «La maggior parte delle straniere – prosegue la presidente – sono nigeriane. Che più di una volta abortiscono. Finché il medico non dice: “Stop, sta diventando pericoloso per la tua salute”. E allora vengono qui a cercare un aiuto. Ma è difficile conoscere bene la loro reale storia, perché sono molto chiuse».
La mamma convinta da un’amica suora. E, poi, appunto, ci sono le italiane che in questi ultimi anni hanno ritrovato la consapevolezza di poter portare a termine la gravidanza, nonostante le difficoltà, chiedendo aiuto. E non ricorrendo a scorciatoie. «Penso – racconta la presidente – a una signora italiana con due figli; lei commessa, il marito senza un lavoro stabile, e in attesa del terzo figlio. Fa due colloqui, ma sembra intenzionata ad abortire; nel frattempo, un’amica d’infanzia, entrata in clausura, la ricontatta a distanza di anni e, venuta a conoscere la sua vicenda, la convince a partorire…». E ancora: «Una ragazza kosovara, con già quattro figli, tentata di abortire il quinto. Ma grazie all’aiuto del centro ci ripensa e dà alla luce una bambina… Non è finita qui ovviamente, perché ora bisogna preoccuparsi di assicurarle un contesto familiare strutturato». Il Cav è qui per questo.
Giovanni Carnio