“Primo punto – non più rinviabile – è la difesa della città, in particolare dei suoi luoghi più fragili, ormai regolarmente invasi da acque alte. A tale questione, irrisolta da anni, si unisce la questione residenziale; un problema che deve misurarsi, innanzitutto, col costante calo demografico ma non solo”.
Quello del Patriarca Francesco è, insieme, un grido di dolore e di speranza per Venezia. Mons. Moraglia lo lancia, la sera del concerto di Natale, proprio da quella basilica di San Marco che il 12 novembre scorso è stata quasi interamente allagata, così come pressoché tutta la città di Venezia.
Prima dell’avvio del concerto della Cappella Marciana, diretta da Marco Gemmani, il Patriarca riflette sulle sorti della città. Ad ascoltarlo, fra gli altri, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
“La difesa della città dalle grandi acque alte e un reale progetto civico-abitativo, che comprenda interventi fra loro connessi in una prospettiva temporale certa, sono “fondamentali” su cui tutti bisogna convenire”, sottolinea mons. Moraglia.
Venezia è città che nasce dall’acqua e, da sempre, vive sull’acqua. “Si auspica, quindi – la proposta del Patriarca – che si concretizzi l’iniziativa che mira ad istituire proprio a Venezia un Centro internazionale di studi e ricerche sui cambiamenti climatici, per definire strategie e progettare sistemi sociali ed ambientali sostenibili. I cambiamenti climatici – vera sfida del futuro – chiedono alla città, per le sue caratteristiche ambientali uniche, di fungere da apripista. Venezia, per l’ambiente, è simbolo planetario universalmente noto e deve quindi mettersi in gioco come “laboratorio” in grado di pensare con coraggio il nostro futuro per quanto riguarda il clima, l’ambiente e la politica”.
E la riflessione si apre sulle grandi questioni planetarie: “A questo proposito rimaniamo preoccupati per la chiusura, senza risultati e accordi, della Conferenza Onu di Madrid sul clima. Segno di un’altra occasione persa di fronte alla necessaria assunzione di decisioni importanti”.
Un insuccesso cui si può e si deve reagire. E lo si può fare proprio partendo da Venezia: “Con l’ausilio di sagge politiche e l’aiuto di nuove tecniche, la città di oggi e di domani sarà nelle condizioni non tanto di sopravvivere consegnata al caso, ma di crescere secondo un progetto pensato e voluto in sintonia col nostro tempo, perché Venezia non può essere o diventare una città solo raccontata sui libri di storia e d’arte e neppure essere ridotta a prodotto da vendere, come uno dei prestigiosi marchi made in Italy”.
Venezia e i veneziani hanno cuore, intelligenza e fantasia – così il Patriarca incoraggia gli abitanti della città d’acqua – “per ripensare la loro città, magari con uno statuto per la città che non la separi dal territorio ma sia uno strumento legislativo, economico e finanziario che ne riconosca l’unicità a livello mondiale e ne consenta il rilancio”.
Perché Venezia “non può ridursi ad essere, nella migliore delle ipotesi, un museo a cielo aperto o, peggio, un maxi-supermercato. E non si tratta di due ipotesi così irreali.
Tutti amiamo Venezia e la vogliamo salvaguardare nella sua unicità – arte, storia, cultura –; nello stesso tempo la vogliamo “abitare” come cittadini che vivono la loro esistenza quotidiana in modo cordiale, accogliente, semplice, ordinata, a misura di bambino, di anziano, di famiglia”.