È stato costituito ed ha iniziato ufficialmente la sua attività il Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili per la Regione Ecclesiastica del Triveneto, come previsto dalle “linee guida” emanate lo scorso 24 giugno dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Conferenza Italiana Superiori Maggiori. Il Servizio si è riunito ufficialmente per la prima volta sabato 5 ottobre u.s. al Centro pastorale card. Urbani di Zelarino (Venezia) per un incontro conoscitivo e di indirizzo sui suoi compiti in riferimento all’omonimo Servizio nazionale e ai costituendi Servizi diocesani (i Vescovi sono, infatti, chiamati a costituirli entro la primavera 2020).
Il neonato Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili è presieduto dal Vescovo di Adria-Rovigo mons. Pierantonio Pavanello ed è coordinato da don Gottfried Ugolini, sacerdote della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Ne fanno, inoltre, parte i referenti diocesani dei Servizi diocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, rappresentanti dei religiosi e delle religiose più alcuni operatori ed esperti in ambito pedagogico, giuridico (penale e canonico), psicologico e comunicativo.
«Questo Servizio – ha ricordato il Vescovo Pavanello, illustrandone le finalità – vuole ulteriormente esprimere l’attenzione della Chiesa nel difendere i piccoli e le persone più fragili. La Chiesa è chiamata oggi più che mai ad affrontare il fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, una piaga che purtroppo c’è sempre stata e che coinvolge prevalentemente gli ambiti “vicini” al minore – la famiglia, la scuola, lo sport, anche la Chiesa- e che oggi trova terreno fertile anche nell’ambiente digitale. La Chiesa ha il compito di proteggere e tutelare i minori abusati e di vigilare, arginare e affrontare con chiarezza i fenomeni di abuso».
Il Servizio regionale – ha precisato il coordinatore don Gottfried Ugolini – ha prevalentemente compiti di formazione e promozione per quanti sono chiamati a operare nei Servizi diocesani. In particolare, si propone di:
– monitorare e documentare le iniziative di prevenzione e di formazione e le modalità di attuazione delle linee guida;
– accompagnare le Diocesi nella struttura dei protocolli e nelle indicazioni di buone prassi per la tutela dei minori;
– stimolare, promuovere e coordinare l’informazione degli operatori pastorali sulla tutela dei minori e prevenzione degli abusi;
– se richiesto dal Vescovo o dai superiori religiosi, accogliere le segnalazioni di abusi sessuali in ambito ecclesiale.
Durante la riunione del Servizio regionale, dopo un momento di presentazione e conoscenza tra i vari membri, il coordinatore don Ugolini e l’avvocato Giuseppe Comotti (docente di Diritto canonico ed ecclesiastico all’Università di Verona e direttore dell’Osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza Episcopale Triveneto), hanno illustrato i compiti dei referenti diocesani e dei Servizi diocesani con i possibili ambiti di intervento e prevenzione (dalla formazione e dalla promozione di un cambiamento culturale all’ascolto delle vittime), sottolineando le due principali aree di intervento: l’ascolto e l’accompagnamento delle vittime; la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e la prevenzione da varie forme di abuso.
Attualmente tra le 15 Diocesi del Regione Ecclesiastica Triveneta esistono già alcune specifiche esperienze avviate a livello diocesano: a Bolzano è attivo da una decina d’anni il Servizio specialistico per la prevenzione e la tutela dei minori da abusi sessuali e altre forme di violenza e uno Sportello di ascolto e informazione; a Padova, nel 2017, è stato avviato il Servizio informazione e aiuto-SInAi; a Trento, nell’aprile 2019, è stato attivato un Servizio diocesano per la tutela dei minori.
Il neonato Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili si propone ora, in questa prima fase, di condividere con i referenti diocesani le esperienze già avviate nel Triveneto e in altre Diocesi italiane, di promuovere alcune iniziative di formazione per i referenti diocesani, di favorire la conoscenza di ulteriori esperienze formative per chierici e operatori pastorali e di approntare anche un proprio regolamento.