Approvata oggi a palazzo Ferro-Fini la legge regionale di riordino sul gioco d’azzardo. Stabilite distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia.
«La legge – spiega l’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin – è un provvedimento restrittivo. Vengono stabilite distanze minime di 400 metri dai luoghi sensibili, orari di apertura (che la Giunta fisserà per fasce uguali su tutto il territorio veneto per evitare migrazioni tra una zona e l’altra), aumento massimo dell’aliquota Irap e sanzioni fino a 6 mila euro».
La nuova norma innalza l’aliquota Irap per gli esercenti che installano apparecchiature da gioco al valore massimo possibile previsto: lo 0,92 per cento rispetto allo 0,20 previsto dall’articolo 20 del collegato del 2015 alla legge di stabilità.
«Ci sono, però – aggiunge Lanzarin – dei diritti acquisiti e quindi abbiamo ritenuto di dover mettere in protezione la legge da eventuali contenziosi, stabilendo che le nuove norme di applicano alla nuova programmazione e non all’esistente. Una legge non può essere retroattiva».
Agli strumenti di dissuasione e di controllo continueranno ad affiancarsi quelli di prevenzione e cura: la Regione Veneto integra con oltre 1,2 milioni di euro di risorse proprie i 4 milioni del fondo sanitario nazionale erogato con i Lea per finanziare l’attività di prevenzione, cura e recupero dei Servizi per le dipendenze e, con il piano regionale per il gioco patologico, sta sperimentando alcuni percorsi sperimentali, residenziali, semiresidenziali e di auto-aiuto, in collaborazione con le associazioni di volontariato e le comunità locali.
Il Veneto, ha ricordato l’assessore, è la terza regione in Italia per quantità di denaro giocata alle cosiddette ‘macchinette’ (AWP) e alle videolottery. Nel 2017 il volume delle giocate complessive nel territorio regionale ha superato i 6,1 miliardi di euro: significa 1200 euro all’anno per ogni abitante del Veneto, (compresi neonati e centenari). Di questi soldi tre quarti vengono spesi alle new slot. Si stima che i giocatori d’azzardo problematici siano 32.500 (cioè lo 0,8% della popolazione attiva) e che quelli patologici, che cioè si rivolgono ai Servizi pubblici per le dipendenze, siano tra i 3.700 e i 3.200.