Il Tg5 e il Corriere, Repubblica e il Foglio…: sono tanti e i più rilevanti fra i media a interessarsi, nella giornata di martedì 18, alla questione delle Vignole. A noi pare un’esagerazione, una forzatura inutile.
I fatti? Don Mario Sgorlon, il parroco, ha affisso alla porta della chiesa di Sant’Eurosia, in isola, un cartello in cui scrive che la Messa è sospesa per mancanza di fedeli, ma che il sacerdote è disponibile su richiesta.
Il che non è solo buon senso, ma anche preoccupazione pastorale. Ci pare che, normalmente, una persona tragga maggior giovamento nel vivere la liturgia in una chiesa in cui sia una comunità a celebrare l’Eucaristia. D’altro canto, già qualcuno dei quaranta abitanti delle Vignole si reca a Venezia o a Murano per la Messa. E don Mario, infine, non fa mancare la sua disponibilità che, in tutti questi anni a Sant’Erasmo e alle Vignole, è sempre stata amplissima.
Ma allora perché tutto questo clamore mediatico? Perché il fatto è pittoresco, o presentato come tale. Perché è “esotico”, se visto da Roma o da Milano. Perché è maliziosamente proposto come emblematico (“la mancanza di fedeli”). Ma alla fine, aldilà del dubbio divertissement, che resta?