Crediti Iva fittizi per compensare imposte effettivamente dovute. È il meccanismo fraudolento utilizzato dalle persone che oggi sono oggetto di un’azione della Guardia di Finanza. La “mente” della frode ed evasione è un professionista di Mestre.
Nel procedimento odierno sono indagate 15 persone residenti nelle provincie di Venezia, Pescara, Chieti, L’Aquila, Treviso e Ravenna e sono coinvolte 11 aziende con sede legale in Venezia, Scorzé, Caorle, Mira, Roma, Pescara e Vasto.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Finanza di Venezia hanno dato infatti esecuzione ad un provvedimento del G.I.P. presso il Tribunale di Venezia con cui è stato disposto il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro, per i reati di evasione fiscale, indebite compensazioni di crediti di imposta, emissione ed utilizzo di false fatturazioni al fine di evadere le imposte sui redditi e l’IVA.
Le attività si inquadrano nell’ambito di una complessa indagine di polizia giudiziaria diretta dalla locale Procura della Repubblica, originata da accertamenti di natura fiscale e di polizia giudiziaria svolti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia e dalla Tenenza di Caorle, che hanno permesso di scoprire un ingente meccanismo fraudolento finalizzato ad evadere il fisco, posto in essere da alcuni consulenti tributari con studio in Mestre e nell’hinterland veneziano.
Dalle indagini svolte è emerso che un professionista con studio in Mestre, avvalendosi del supporto di suoi collaboratori o di altri studi di consulenza a lui riconducibili, aveva elaborato un sistema fraudolento finalizzato a creare ingenti crediti IVA fittizi, che poi venivano utilizzati da soggetti economici per compensare imposte effettivamente dovute.
Più in particolare, i consulenti avevano individuato imprese di nuova costituzione o già operative in difficoltà finanziaria che si rendevano disponibili ad emettere fatture per operazioni inesistenti, sia per creare costi fittizi da portare indebitamente in deduzione, sia per generare crediti IVA inesistenti. Tali crediti fittizi venivano poi ceduti a soggetti economici effettivamente operativi, in compensazione di debiti tributari.
Le società emittenti, una volta esaurito il loro ruolo nello schema fraudolento, venivano completamente “svuotate” dai beni strumentali eventualmente in possesso o dai crediti maturati e cedute a soggetti prestanome o trasferite in altre regioni e, in un caso, anche in Francia, al fine di ostacolare eventuali controlli dell’Amministrazione finanziaria.
Nell’estate del 2018 sono state eseguite perquisizioni presso le abitazioni ed i luoghi di lavoro degli indagati, che hanno permesso di acquisire copiosa documentazione cartacea ed informatica a riscontro delle ipotesi investigative. Dall’esame degli ulteriori documenti sequestrati, sono state ricostruite operazioni inesistenti, con emissione di false fatture, per circa 11.340.000 euro.
All’esito degli accertamenti patrimoniali condotti dalla Guardia di Finanza, la Procura di Venezia ha disposto i provvedimenti di sequestro per l’importo di 3.189.721 euro, che hanno riguardato conti correnti, disponibilità finanziarie, quote societarie, autoveicoli, fabbricati e terreni ubicati nelle provincie di Venezia, L’Aquila e Chieti.