«Abbiamo mandato studenti al Cnr e all’Università, nelle aziende, nei reparti di ospedale, al Suem, abbiamo in questi giorni una classe intera del Liceo Franchetti nei palazzi del Centro storico veneziano, impegnata a spiegare ai turisti le opere della Biennale. Abbiamo ragazzi che con la Confesercenti hanno studiato il problema dello svuotameno dei negozi in centro, altri che hanno costruito con il Comune di Montebelluna il nuovo Museo della Guerra. Abbiamo mandato gli studenti non fuori da scuola ma nel cuore della città – afferma con la passione di sempre Marisa Gruarin (a destra nella foto) – e abbiamo aziende e realtà produttive incredibili, che hanno imparato a conoscere il mondo della scuola e a smontare qualche pregiudizio. Scoprendo che i ragazzi sono svegli e intelligenti, e che un liceale il primo giorno non sa far nulla, ma il secondo ha già imparato e il terzo può andare avanti da solo».
45 anni di insegnamento, di cui gli ultimissimi assorbiti nel turbine dell’alternanza scuola-lavoro e 33 passati nello stesso liceo, il Giordano Bruno di Mestre.
Con altre tre “istituzioni” che lasciano… E la pensione arrivata decisamente troppo presto. Marisa Gruarin, professoressa di matematica e fisica, passione e carattere da vendere e un lungo servizio non solo a scuola ma anche nell’impegno civico in città, non ha l’aria di un’insegnante che pensi al «buen retiro».
A darne i segnali c’è solo la commozione per le lettere, i saluti, gli abbracci di questi giorni, che ha condiviso in una grande festa l’ultimo giorno di scuola con un’altra pietra miliare del frequentatissimo liceo di Carpenedo-Bissuola: Marisa Molin, la «segretaria degli studenti», che ha visto passare decine di generazioni nel liceo mestrino, che ha da poco compiuto 50 anni e ha salutato, nelle ultime settimane, anche il professor Daniele Baso, «uno dei pilastri – cita Gruarin – del Piano Nazionale per l’Informatica», e pure Adriano, lo storico gestore del bar. «Istituzioni», tutte queste, che fanno parte della memoria di migliaia di mestrini e attuali cittadini metropolitani.
Una scelta enorme per gli studenti. «Oggi la scuola è cambiata, è totalmente diversa non solo da quella che ricordo io ma anche da quella che hanno vissuto i genitori di oggi, che spesso si trovano disorientati. Oggi la scelta è infinitamente maggiore, abbiamo una varietà enorme di indirizzi e di possibilità, di opportunità per venire in contro alla propensione dei ragazzi, un’offerta un po’ dispersiva, forse, ma anche stimolante e divertente. E poi la matematica, il latino, le lingue non sono più le stesse».
Il difficile è fare i genitori degli studenti. Il punto dolente, per la storica docente, è un altro: «Ci sono le carenze di organico, i problemi di categoria, è vero, ma la parte veramente difficile è il rapporto con i genitori, è quello il mestiere che oggi ci manca». E’ ricevere padri e madri che non sanno come vietare il cellulare ai figli, che hanno detto troppi pochi no, che arrivano a scuola con l’avvocato e che hanno delegato l’educazione primaria ad altri: «Insegnare che non si può lanciare un banco dalla finestra o non si può riprendere un insegnante o un compagno con il cellulare non può essere delegato solo allo Stato o alla scuola: è in famiglia che occorre educare, ed è un mestiere faticoso».
Quasi come quello dell’insegnante, che pure oltre a problemi matematici e funzioni spesso insegna molto di più. Un altro impegno che continuerà, assicura Marisa Gruarin, grazie ad altrettanti docenti è il progetto «Bruno Franchetti solidale». Iniziata grazie alla lungimiranza non solo della «superprof» ma anche di risorse e dirigenti scolastici, e con il «la» del Progetto Con-tatto del Comune, l’esperienza del volontariato proposto agli studenti medi superiori nei due grandi licei mestrini ha portato anche in questo caso una ricaduta positiva in tantissime realtà della città.
«Dal doposcuola nelle parrocchie all’animazione per gli anziani presso il Don Vecchi 5 e l’Antica Scuola dei Battuti, e poi l’attività fatta con la San Vincenzo Mestrina e gli Amici del Cuore, l’Avapo, l’Anffas. Davvero – conclude Marisa Gruarin – la cosa più importante è stata in questi anni trasmettere la passione e aiutare i ragazzi a crescere, ad affrontare il mondo lì fuori».
Maria Paola Scaramuzza