La cimice asiatica sarà il flagello dell’estate 2019. L’insetto è già presente con altissimi numeri nelle nostre campagne.
«Siamo molto preoccupati», afferma Stefano Musola, presidente sezione Frutticoltura di Confagricoltura Venezia. «Anche soltanto a vista d’occhio l’insetto si mostra presente in numero molto maggiore rispetto alla primavera dell’anno scorso. Ma i danni non si vedono subito. Avevamo detto che il fenomeno sarebbe andato peggiorando e così è, perché la cimice si riproduce in modo velocissimo e il freddo invernale sembra non sia stato sufficiente a eliminare almeno parte degli insetti. Ora le cimici sono già in gran numero e, dopo giugno, inizierà l’assalto alle colture a partire da pere e pesche, poi mele, soia e infine anche i vigneti».
A rischio sembrano soprattutto le coltivazioni di pere, con il pericolo di danni irreparabili soprattutto alla pera veneziana che sta già attraversando una grave crisi produttiva. Ma sono minacciate anche le produzioni di mele che, dal 2012 al 2017, nel veneziano hanno raddoppiato estensione e produzione.
«La pera è un frutto particolarmente sensibile agli effetti meteo e il settore è da anni in crisi con guadagni sempre più bassi per gli imprenditori», afferma Sergio Magoga, vice direttore di Confagricoltura Venezia. «L’estate scorsa un’azienda nostra associata ha registrato una perdita del 50 per cento sul raccolto di pere Williams; in altri casi si sono registrati danni pari alla perdita del 25-30 per cento del raccolto di pere Abate. La grande questione è che non si riesce ad eradicare completamente la cimice. E’ una situazione disastrosa, una vera e propria emergenza che si va delineando già da quattro, cinque anni. Perdere già un quarto del raccolto, per i produttori di pere, significa azzerare i guadagni».
La Regione è intervenuta con contributi per favorire l’installazione di reti di protezione, ma resta aperta la questione dell’importazione dell’insetto antagonista. «Quest’anno la Regione ha stanziato dei contributi per l’acquisto e l’installazione di reti di protezione nei frutteti», spiega Stefano Musola. «Si tratta di contributi che arrivano fino a 12mila euro per 4 ettari coltivati in ogni azienda, ma purtroppo i fondi stanziati sono insufficienti rispetto alle esigenze delle imprese e l’applicazione di questi dispositivi resta molto onerosa. A questo punto sembra indispensabile importare dalla Cina l’insetto antagonista. Finora infatti le specie di antagonisti presenti nel nostro paese hanno dato dei risultati insoddisfacenti dimostrando di non essere in grado di contrastare il problema. Siamo di fronte ad un nuovo flagello delle campagne: gli insetti colpiscono succhiando il tessuto dei frutti in formazione e causando un effetto sughero con deformazione e nanizzazione del prodotto. In certi casi l’anno scorso alcuni agricoltori agricoltori hanno subito danni tali che hanno preferito lasciare tutto il raccolto sugli alberi perché i frutti non erano neppure vendibili per fare purea o succhi».
Il problema è che la cimice si riproduce in tempi e modalità velocissime e quindi i pochi trattamenti, attuati finora per debellarla, sono inefficaci, precisa Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia. «Le cimici recano danni anche alla soia: pungono il baccello e non cresce più il seme. Il caso della cimice asiatica è un classico esempio di come sia stato sottovalutato il problema dei danni provocati da specie animali ed insetti alloctoni. La mancanza di controlli sanitari delle merci importate e di interventi tempestivi da parte delle autorità competenti porta a scaricare sugli imprenditori agricoli problemi che si sarebbero potuti risolvere, o almeno controllare meglio, senza arrivare a danni di tale devastante portata».
Originaria dell’estremo Oriente, la cimice asiatica è arrivata negli Stati Uniti nel 2010. In Italia è giunta successivamente, seguendo le vie commerciali, intrufolandosi in scatoloni, cassette e bancali. Nel 2016 la cimice asiatica, che si riproduce quattro volte tanto quella nostrana, ha procurato un danno stimato dal 20 al 40 per cento della produzione al comparto delle pere emiliane e ha cominciato a diffondersi anche in Veneto. Non ha antagonisti naturali: sverna nelle case e negli anfratti riparati, quindi da marzo a fine estate continua a fare uova e si riproduce in maniera massiccia. Una cimice può fare fino a 200 uova e si sposta velocemente, in sciame, percorrendo anche cinque chilometri al giorno.