Con vivo dolore e profondo smarrimento abbiamo appreso del tragico gesto del prof. Vittore Pecchini che, sabato 25 maggio, ha deciso di porre fine alla propria vita.
Il prof. Pecchini è stato negli ultimi anni una figura importante per il mondo scolastico veneziano in quanto Preside del Liceo Marco Polo, nonché dirigente degli Istituti Fermi, Corner, Cini e Venier. Uomo innamorato del mare e della bellezza del Creato, associava alla competenza del docente la passione di chi desidera comunicare ai più giovani, soprattutto a quelli più affaticati e fragili, tanta ricchezza.
È per questo dunque che il gesto del Preside ci fa ancora più male.
Si fa strada, come non mai in questi giorni, la domanda sul perché sia potuta accadere una tragedia simile. Sul perché un uomo appassionato, un educatore, un maestro innamorato della vita sia potuto rimanere schiacciato da un peso così opprimente e apparentemente invincibile.
Ora, di certo, ascolteremo non poche analisi e disquisizioni sulle incombenze troppo gravi in capo ai responsabili del mondo scolastico. Ci saranno approfondimenti e proposte. Tutto buono e giusto, ma incapace di lasciarci veramente tranquilli. Avvertiamo infatti che in questa storia c’è qualcosa di più profondo, di più drammatico anche della debolezza umana che annebbia la vista e toglie il respiro spingendo chi ne è vittima a scelte così gravi.
C’è una fragilità sottile e diffusa che colpisce tutti, giovani e adulti, docenti e studenti.
Non ci siamo dimenticati – non lo potremmo mai – dei suicidi di giovani e di giovanissimi che hanno colpito, come un pugno nello stomaco, le città di Venezia e di Mestre solo l’anno scorso. C’è quindi il bisogno di un bene infinito da riconoscere: il bisogno di una speranza che non venga meno nel mare di solitudine, che sembra sommergere tante (troppe) volte il desiderio di una vita bella. Oggi, mentre piangiamo la perdita di una vita preziosa, ci accorgiamo di quanto – soprattutto nel mondo della scuola – abbiamo bisogno di essere tenuti da un’amicizia vera; un’amicizia che si faccia vicina nel momento del bisogno e che si traduca in autentica alleanza tra tutti i soggetti in campo: dirigenti, insegnanti, genitori, studenti. Ci accorgiamo che un’amicizia simile, per poter abbracciare la complessità dell’universo scolastico, la sua diversità e le sue sfide, non può che ripartire continuamente da Uno che sia più grande: più grande della realtà di fronte alla quale altrimenti si rimarrebbe schiacciati e disperati.
Abbiamo bisogno di Uno che faccia davvero «nuove tutte le cose» e da cui possa scaturire una speranza sempre nuova. Ecco perché, se una simile Speranza l’abbiamo incontrata, non possiamo esimerci dalla responsabilità di comunicarla a tutti. Affinché a tutti giunga la carezza di Gesù, quella che ora chiediamo – stringendoci ai suoi cari – per il Preside Vittore Pecchini.
Gli insegnanti della Pastorale Scolastica della diocesi di Venezia