La pioggia di maggio – che secondo le previsioni meteo dovrebbe continuare fino a fine mese – invade le campagne e una delle conseguenze è il ritardo di un mese della semina del mais.
Un danno che va a stravolgere i ritmi di una coltura che negli ultimi anni sta già affrontando una crisi senza precedenti con una produzione di fatto dimezzata.
Il presidente di Confagricoltura Venezia, Giulio Rocca, ed il vice presidente Marco Aurelio Pasti lanciano l’allarme per l’anomalo andamento meteorologico. «I ritmi dell’agricoltura sono ormai praticamente stravolti», sottolinea Rocca: «Per gli agricoltori il ritmo delle stagioni dovrebbe scandire armonicamente semina e raccolto, ma non è più così. Quest’anno abbiamo dovuto fare i conti con un inverno secco e un lungo periodo di siccità; ora ci troviamo in una primavera che ci impedisce la semina a causa delle continue piogge».
Secondo l’Enea, entro il 2100, è previsto un innalzamento del livello del mare di oltre un metro sul litorale veneziano. «Non sappiamo se le attuali bizzarrie meteorologiche siano una conseguenza del riscaldamento globale, ma il problema dei cambiamenti climatici è davvero gravissimo», afferma Marco Aurelio Pasti, che è anche uno dei più importanti maiscoltori del Veneto. «Soprattutto per il nostro territorio, che è già sotto il livello del mare, lo scioglimento progressivo dei ghiacci potrebbe avere conseguenze devastanti in futuro a causa del conseguente innalzamento dei livello dei mari».
«Le colture che vanno seminate a primavera sono soia e mais», precisa Sergio Magoga, vice direttore Confagricoltura Venezia. «I pochi agricoltori che avevano seminato il mais tra marzo ed aprile, ora si trovano a dover fare i conti con l’acqua che ristagna nei campi creando fenomeni di asfissia delle pianticelle. La maggior parte dei produttori invece ha dovuto bloccare la semina, visto che le piogge abbondanti si succedono senza interruzione. Risulta evidente che il periodo di coltivazione sarà notevolmente ridotto e quindi la produzione di mais, coltura già in crisi, calerà ancor di più».
«Il ritardo nella semina del mais – rilancia Marco Aurelio Pasti – comporterà la fioritura a fine luglio, proprio nel periodo in cui la piralide è più attiva e, non potendo fare trattamenti fitosanitari durante la fioritura, subiremo maggiori danni. Si ripropone quindi il problema della semina di mais geneticamente modificato per essere resistente alla piralide, che in Italia è vietata, con danni pesanti a carico dei produttori italiani. Negli ultimi dieci anni la produzione di mais italiano è stata dimezzata e copre soltanto il 50 per cento del fabbisogno nazionale, anche a causa del paradosso che riguarda il mais importato dall’estero, dove i produttori invece possono coltivare il cereale geneticamente modificato. Il risultato è che il 50 per cento del mais che utilizziamo in Italia come mangime per allevamenti e altri usi alimentari viene dall’estero e può essere geneticamente modificato, mentre la produzione italiana va calando sempre più».
Si prevedono comunque anche altri danni come conseguenza delle piogge battenti. «La pioggia continua fa crescere moltissimo erbacce di ogni tipo» conclude Rocca. «Un’altra conseguenza con cui dovremo fare i conti è l’impossibilità di usare mezzi meccanici per estirpare l’erba cresciuta più del previsto. Sarà necessario intervenire con interventi a base di fitofarmaci, a dimostrazione che i danni provocati dai cambiamenti climatici hanno effetti su larghissima scala».