Si intitola “Il futuro che vogliamo”, il documento del Forum di Limena si tratta di un gruppo di persone – cristiani del Nordest, laici e laiche, preti, religiosi e religiose – che dal novembre scorso si incontrano periodicamente a Limena (Pd) per riflettere insieme sulla situazione del Paese e delle Chiese Trivenete nel nuovo contesto. Gli incontri hanno visto una partecipazione caratterizzata da presenze molto diversificate per condizione professionale, tipo di impegno e appartenenze ecclesiali. Il documento sarà illustrato sabato 6 a Limena presso il centro parrocchiale (Viale della Rimembranza) a partire dalle ore 9,30.
A muovere le persone convenute a Limena, si legge nel comunicato, «è stato innanzitutto il bisogno di capire quanto sta avvenendo (non solo in Italia), in quali direzioni ci porta, quali pericoli implica». Oltre a ciò esse hanno condiviso «un serio malessere per il linguaggio introdotto dalle nuove élite politiche», con il proposito di rendere accettabili orientamenti culturali e morali a loro avviso non condivisibili. «Non è primariamente questione di singole opzioni politiche, ma della costante azione di logoramento di consolidati valori di convivenza pacifica e fratellanza, di apertura e di solidarietà, condotta attraverso gesti, parole, uso dei simboli, scelte concrete». Gli incontri di Limena sono nati infine dalla constatazione che nelle chiese del Triveneto c’è un vuoto di riflessione su questi temi, mancano quasi del tutto luoghi dove questa possa svilupparsi, mentre le opinioni dei fedeli rischiano di evolversi verso posizioni potenzialmente contrapposte. «Tutto questo è motivo di ulteriore disagio, per i fedeli laici come per i preti».
I partecipanti al forum di Limena ritengono necessario che nelle chiese del Nordest, come sta avvenendo nella società civile, si aprano una riflessione e una discussione. Essi hanno ritenuto perciò di contribuire alla necessaria riflessione proponendo nel documento “Il futuro che vogliamo” le idee emerse dal confronto tra di loro e hanno iniziato una raccolta di adesioni, arrivate a circa 150 firmatari. Il documento è stato inviato in questi giorni ai Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto. «Scopo di questa iniziativa non è imporre le proprie idee, ma rompere il silenzio e sollecitare il confronto».