L’esempio del nuovo corso potrebbe essere quell’azienda con 7mila dipendenti che in questi giorni sta trattando con gli amministratori di M9. Vorrebbe portare almeno una parte dei suoi suoi 7mila lavoratori al museo in centro a Mestre, per viverci l’incontro aziendale del prossimo Natale.
Convention, eventi, vetrina per le aziende: è il volto della “fase due” del museo del Novecento, inaugurato il 1° dicembre scorso. Quattro mesi di attività hanno posto più chiaramente in rilievo un’esigenza: bisogna che il museo cammini con le sue gambe. Cioè che stia in equilibrio con i conti.
«Il prossimo – sottolinea Giampiero Brunello, presidente della Fondazione di Venezia – sarà un anno cruciale».
Cruciale vuol dire che i numeri dei visitatori paganti devono crescere sensibilmente. Sono stati 20mila tra dicembre e gennaio; poi una flessione in febbraio, mentre il dato di marzo al momento non si sa.
Pochi, comunque: «Confermo – prosegue Brunello – che 200mila visitatori all’anno è il numero che ci permette di andare a pareggio». Siamo ancora distanti.
A portare progressivamente in questa direzione, per raggiungere l’obiettivo entro il 2021, cioè il terzo anno dall’apertura, saranno i due nuovi manager chiamati in questi giorni a guidare la locomotiva M9: Stefano Sernia, 58 anni, romano, amministratore delegato di M9 District (che ha preso il posto di Polymnia); e Edmondo Pasquetti, di Pordenone, consigliere di M9 District con incarichi di promozione e sviluppo.
Il primo dovrà bilanciare bene entrate e uscite. Non per niente gli è stato detto che deve garantire sostenibilità. «Metterci altri soldi, qui, no!», sgombra il campo da ogni dubbio Brunello che, anzi, ricorda come la Fondazione di Venezia non possa continuare a destinare ogni danaro al prestigioso museo e debba invece sostenere la crescita sociale e culturale di altre esperienze del territorio: «La Fondazione deve poter investire in altro».
Il secondo, Edmondo Pasquetti, deve portare sviluppo: idee, quindi, che conducano nuovi visitatori e aprano nuove relazioni.
I contatti con le società che gestiscono le crociere e portano le grandi navi a Venezia sono, per il presidente Brunello, uno dei filoni da coltivare. Non sarà facile, certo, perché si farà fatica a portare a Mestre i visitatori che sbarcano (perlopiù pagando qualcosa di più sulla tariffa della crociera) per poter vedere Venezia in pochissime ore. E fare concorrenza a San Marco e Rialto resta un’impresa titanica.
Poi ci sono i tour operator e le scuole: «Anche per queste, che programmano le visite culturali in autunno, l’aspettativa è per il 2020», rileva Giampiero Brunello.
La novità più rilevante è quella delle aziende. Per esse M9 diventa un grande centro per meeting: incontri per i collaboratori o per i clienti, terminati i quali la visita alle sale del museo diventa un valore aggiunto. In questo senso, il grande spazio di 1400 metri quadrati al terzo piano acquista una funzione nuova: «Potremo anche frazionarlo: farci una piccola mostra e, contemporaneamente, un vano ideale per convention».
Giorgio Malavasi
(Un più ampio servizio nel nuovo numero di Gente Veneta, in distribuzione da giovedì 4 aprile)