La quarta rivoluzione industriale, quella basata sul digitale, «apre scenari di una ricchezza e di una profondità, ma anche di una pericolosità inauditi. Perciò la quarta rivoluzione industriale chiede che l’uomo sia posto al centro della questione lavoro. E Marghera, con i suoi cent’anni di storia fondata sul lavoro, è un luogo privilegiato per capire e interpretare con saggezza il presente e il futuro».
Lo dice il Patriarca nell’omelia della Messa celebrata nel pomeriggio di mercoledì 20 dicembre al Vega di Porto Marghera. Nel padiglione Antares, dove è allestita la mostra sul secolo di storia di Porto Marghera, mons. Moraglia riflette sulle prospettive e sull’evoluzione del mondo del lavoro, alla luce della storia di questo luogo.
Mons. Moraglia ne ripercorre velocemente le tappe fondamentali, dall’avvio all’apice del fermento produttivo, a metà del secolo scorso, legato soprattutto allo sviluppo della chimica, al declino dei decenni successivi. «È una storia di ferite, di successi, di crescita nel cercare anche le giuste tutele del lavoro e soprattutto dei lavoratori, con le inevitabili sconfitte. Quelle sconfitte e sofferenze che aiutarono però a far crescere una consapevolezza e una coscienza circa il rispetto di chi è il vero attore del lavoro: i lavoratori, cioè le persone».
Siamo fatti di memoria e siamo fatti di speranza, ricorda il Patriarca, lodando il valore dell’esposizione che racconta, con immagini e testi un secolo di storia dell’area industriale: «Chi non ha memoria non ha futuro. Aver voluto raccogliere la memoria, attraverso l’allestimento di questa mostra, dice che vogliamo avere un futuro. Un futuro che faccia tesoro del passato, non lo rinneghi ma aiuti a vivere meglio il nostro presente e il nostro domani: lo dobbiamo – conclude il Patriarca Francesco – a tutti i lavoratori di Marghera».